Mario Lettieri e Paolo Raimondi

In occasione del 14.mo Summit dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), organizzato a Pechino a fine giugno, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che i Paesi membri si stanno preparando a creare una valuta di riserva internazionale. 

Parlando in via telematica al BRICS Business Forum, egli ha affermato: “Il sistema di messaggistica finanziaria russa è aperto per la connessione con le banche, proiettando così la necessità di una valuta di riserva BRICS dei Paesi membri. Il sistema di pagamento MIR russo sta ampliando la sua presenza. Stiamo esplorando la possibilità di creare una valuta di riserva internazionale basata sul paniere di valute BRICS.”.

Dopo le sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia a seguito della guerra in Ucraina, è una mossa quasi inevitabile, aspettata da chi analizza i processi politici con un approccio scientifico e indipendente senza paraocchi ideologici o per parte presa.    

Tra le varie misure sanzionatorie, le banche russe sono state escluse dal sistema SWIFT dei pagamenti internazionali. Esistono, però, altri sistemi di regolamento globale bilaterale o multilaterale per i servizi finanziari transfrontalieri, come il sistema cinese CIPS. Nel 2021 il CIPS ha elaborato circa 80 trilioni di yuan (11,91 trilioni di dollari) nel 2021, con un aumento di oltre il 75% su base annua. Secondo i dati di SWIFT, lo yuan ha mantenuto la sua posizione di quinta valuta più attiva per i pagamenti globali in valore ad aprile, con una quota del 2,14% del totale.

Da parecchio tempo i membri BRICS stanno intensificando la cooperazione negli investimenti e nel finanziamento nei principali settori come le industrie strategiche emergenti e l’innovazione digitale nel tentativo di aumentare l’uso delle valute locali nel commercio e nei pagamenti e, così, di bypassare il dollaro. Si tenga presente che le sanzioni contro la Russia non sono state sostenute dagli altri Paesi BRICS che le hanno, invece, interpretate come la trasformazione del dollaro in un’arma da guerra. 

L’Europa continua a sottovalutare il ruolo economico e politico dei BRICS, a volerli ignorare come potenziale sistema coordinato e considerarli, invece, solo singolarmente. Il blocco dei Paesi, però, rappresenta il 18% del commercio di merci e il 25% degli investimenti esteri a livello globale. Nonostante l’impatto della pandemia, nel 2021 il volume totale degli scambi di merci dei BRICS ha raggiunto quasi 8.550 miliardi di dollari, con un aumento del 33,4% su base annua.

E’ certamente vero che non sono paragonabili all’Unione europea, ma pensare che siano solo un gruppo conflittuale e senza futuro è una miopia politica per niente realistica e intelligente. Per capire meglio, basterebbe prendere nota che al recente Summit “Plus” sono state invitate altre 14 nazioni: Algeria, Argentina, Cambogia, Egitto, Etiopia, Fiji, Indonesia, Iran, Kazakhstan, Malaysia, Nigeria, Senegal, Thailandia e Uzbekistan. Prendiamo atto che c’è un grande mondo, la maggioranza dei Paesi del pianeta, che spesso non è in sintonia con l’Occidente e che ha interessi, priorità e progetti differenti dai nostri. Potrebbe essere l’interesse di qualcun’atro ignorarli, ma non dell’Europa.  

Si tenga anche presente che la New Development Bank, la banca dei BRICS, che opera molto efficientemente per finanziare concreti progetti di sviluppo e promuovere l’utilizzo delle monete locali nei loro commerci, recentemente ha incluso tra i suoi membri altri 4 Paesi, l’Egitto, il Bangladesh, gli Emirati Arabi Uniti e l’Uruguay.     

La dichiarazione finale di Pechino, oltre a dettagliare i vari aspetti del programma dei BRICS  per una Partenership di Sviluppo Globale, ha annunciato l’intenzione di includere altri Paesi membri. Insieme alla prospettiva cinese di una Global Development Initiative, ciò è stato anche un punto centrale dell’intervento del presidente Xi Jinping. 

L’idea di un paniere di monete alternativo non appare nella dichiarazione finale. Sarà, però, uno degli aspetti cruciali dei lavori futuri. Lo si comprende vedendo l’enfasi posta sull’importanza del Payments Task Force, la piattaforma per la cooperazione dei pagamenti tra le banche centrali, sulla realizzazione del Trade in Services Network, l’uso di strumenti finanziari innovativi nel commercio, e sul rafforzamento e miglioramento del meccanismo noto come Contingent Reserve Arrangement, la rete BRICS di sicurezza finanziaria e monetaria globale.  

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