Lo Stato Nazione. Evoluzione e globalizzazioni
di Leonardo Servadio
Edizione Domus Europa Independent Label
Maggio 2016. Formato elettronico 339 pagine, 3,99 euro

Tra Stato e Mercato c’è alternativa secca o compatibilità? Dopo gli anni ’80 “Stato” sembrava diventata una parolaccia. Oggi ci si rende conto che il prevalere della “finanziarizzazione” ha effetti nefasti. Rifuggendo l’alternativa Stato-Mercato, il volume attiva una ricerca sui concetti che stanno alla base e che informano l’evoluzione dello Stato come organizzazione del vivere civile che, in rapporto dialettico con i singoli, le culture, le economie funge da regolatore e da catena di trasmissione tra le generazioni, secondo una prospettiva lunga che è estranea alla visione ristretta tipica del punto di vista economico. Ma lo Stato è a sua volta condizionato dalle peculiarità delle culture, delle persone, delle economie. Oggi l’organizzazione interna e i rapporti tra gli Stati sono messi in tensione dai fenomeni migratori, dalle crescenti disparità di potere economico, dal magmatico fenomeno della globalizzazione che tende a cancellare i confini ma in modo selettivo per categorie privilegiate. Si pone quindi il problema se e come possa riproporsi una teoria dello Stato come momento di interconnessione e dialogo tra tutti gli elementi in gioco sul piano storico, sociale, economico, culturale. E si indaga su come si è mossa nel tempo l’identità degli Stati Nazione, proponendo il problema: in che modo la loro struttura possa rispondere alla nuova situazione.
Con la sua esplorazione a vasto raggio il libro indaga se la politica, da campo di scontro di interessi contrapposti, possa riproporsi come luogo di incontro di interessi condivisi. Se possa ritrovarsi non come arte dello scontro, o del compromesso, ma come arte dello Stato in una prospettiva in cui le istituzioni nazionali necessariamente si confrontano con gli altri interessi nazionali in gioco, intesi sotto il profilo della complementarietà.
Come precondizione, si indaga sullo Stato Nazione quale luogo proprio del vivere sociale, quale il più complesso degli organismi politici e quale “specie” in evoluzione con la cultura del tempo. L’argomentazione si sviluppa per gradi e con descrizioni di carattere divulgativo e infomativo.

Se per Stato Nazione si intende un gruppo di persone unite da un senso di appartenenza e da regole – esplicite o implicite – condivise, la sua origine affonda nella notte dei tempi. E oggi, con l’infittirsi della trama di rapporti più o meno istituzionalizzati tra popoli e culture, e con l’acuirsi del senso di identità locale a fronte dell’esacerbarsi delle tensioni tra gli Stati e all’interno degli stessi (per impulso di una finanza che non conosce frontiere, delle migrazioni, dei conflitti diffusi), ci si chiede quale via seguiranno i rapporti e le istituzioni internazionali. Sul lungo periodo, si può ipotizzare una tendenza evolutiva risultate dall’interazione tra le molteplici forze in gioco? Da s. Agostino a Kant, da Woodrow Wilson a F.D. Roosevelt, in che modo la visione utopica interagisce col movimento della storia? In che modo la vasta collaborazione in campo tecnologico e scientifico si riversa in una nuova coscienza diffusa? Nell’universo della complessità, il volume esplora tali questioni ricercando le potenzialità insite nella tendenza a superare l’analisi delle distinzioni attraverso la sintesi delle soluzioni.

“Per quanto giungere a un’armonia generale sia un sogno ricorrente, non vuol dire che tale debba restare nell’eternità. Se il progresso ha un senso, se l’aumento degli strumenti atti alla conoscenza comporta anche un aumento della diffusione della conoscenza, e se la conoscenza comporta anche un aumento dei livelli di coscienza, oggi ci chiediamo se il sogno antico si possa compiere. Consideriamo se le istituzioni sovranazionali possano essere prodromo di un vero e proprio sistema, più o meno formalizzato, che esprima un prevalente interesse al coordinamento tra Stati Nazione.”

(Dal capitolo 1 “Le prospettive della geopolitica”)

 

Leonardo Servadio, giornalista, nei primi vent’anni della sua vita adulta s’è occupato di politica internazionale e, quale direttore del settimanale Nuova Solidarietà e quale corrispondente della rivista EIR (Executive Intelligence Review), avendo variamente errato (in tutti i sensi del termine) in diversi Paesi, ha appreso a considerarsi cittadino del mondo. Successivamente, occupandosi di architettura e cultura per altri organi di stampa italiani ed esteri, s’è trovato a riflettere da un’angolatura leggermente differente sul mistero degli esseri umani.

 

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