di Galliano Maria Speri

Un’interessante Giornata di studio in Vaticano all’inizio di giugno ha analizzato come i nuovi mezzi di comunicazione hanno modificato la percezione del grande capolavoro di Michelangelo

Nel 787 venne convocato a Nicea un concilio ecumenico, su richiesta di papa Adriano I e dell’imperatrice d’Oriente Irene, per deliberare sul culto delle immagini, dopo una sanguinosa polemica che aveva visto la dura contrapposizione degli iconoclasti con quei cristiani che, a partire dal IV secolo, avevano iniziato a decorare i luoghi di culto. Il concilio rigettò l’iconoclastia ed approvò la produzione e la venerazione delle immagini sacre. Se i padri conciliari non avessero preso quella decisione oggi non potremmo ammirare stupefatti la Cappella Sistina, come è stato ricordato da Alida Moltedo nella sua presentazione alla giornata di studio intitolata Tradurre Michelangelo della Sistina-Dall’immagine fissa all’immagine in movimento che si è tenuta nella sala conferenze dei Musei Vaticani il 9 giugno. In questo modo viene chiuso quello che Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani e presidente dei lavori, ha definito il “trittico sistino” poiché fa seguito all’inaugurazione dei nuovi sistemi di climatizzazione e illuminazione del 2014 e alla presentazione del volume La Sistina venti anni dopo del 2015. La giornata di studio è stata organizzata da Tommaso Casini, docente all’Università IULM di Milano, da Nino Crescenti, giornalista ed autore televisivo e da Paola Di Giammaria, responsabile della Fototeca dei Musei vaticani.

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Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei

I lavori sono stati aperti da Antonio Paolucci che ha esordito con ironico understatement affermando “Qui teniamo molto alla puntualità. Avremmo dovuto iniziare alle 9.30 e sono le 9.30”. Ho guardato il mio orologio radiocontrollato che sbaglia di un secondo ogni dieci milioni di anni ed ho visto che erano le 9.54 ma, di fronte alle affermazioni di un grande storico dell’arte e uomo di cultura, ho deciso di aderire senza riserve alla sua concezione bergsoniana del tempo. Il compito di questo articolo non è tanto quello di render conto nei dettagli dei vari interventi, tutti di alto livello culturale, ma di descrivere l’atmosfera generale che si respirava e le idee più stimolanti che sono state esposte. Innanzitutto, la sala era piena all’inverosimile, con molte persone in piedi per tutta la durata dei lavori e senza nessuno svuotamento durante i momenti morti. La cosa che mi ha colpito, e che non era affatto scontata, è stata la tensione intellettuale e la passione civile che ha contraddistinto la maggior parte degli interventi che hanno fatto capire all’uditorio, sempre attento e interessato, il ruolo centrale che la Sistina riveste non soltanto all’interno dell’arte italiana e mondiale ma nella stessa storia dell’umanità.

Durante l’introduzione dei lavori Vincenzo Trione, Preside della Facoltà di Arti, Turismo e Mercati dell’Università IULM, ha ricordato come la Sistina rappresenti una parte decisiva del canone estetico occidentale e che sia costantemente riprodotta nei modi più incredibili con traduzioni in immagini che oscillano tra rispetto e profanazione. Ma se è vero che la fama della Sistina cominciò già nel 1512, anno dell’inaugurazione della volta, grazie alle innumerevoli stampe che furono subito prodotte, per molti secoli furono le opere di Raffaello che stimolarono la fantasia e richiamarono l’attenzione dei viaggiatori. Raffaello si rivelò infatti un ottimo propagandista di sé stesso, selezionando e guidando con cura gli incisori che lo avrebbero poi reso famoso nel mondo. Sarà poi il nuovo strumento della fotografia che permetterà di far conoscere i grandi capolavori del Vaticano anche nei più minuti dettagli, difficili da percepire ad occhio nudo. Cristina Gennaccari, della Fototeca dei Musei Vaticani, ha spiegato che nell’Ottocento le opere che suscitavano il maggiore interesse erano lo Sposalizio del Murillo, le Stanze di Raffaello ma soprattutto la statuaria, come è facile dedurre dai permessi per fotografare che venivano inoltrati. Il maggior numero di richieste era indirizzato alle Stanze di Raffaello, al Museo Pio Clementino e, infine, alla Cappella Sistina.

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Vista d’insieme della Cappella Sistina. Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei

Come ha mostrato l’intervento di Paola Di Giammaria, la fortuna mediatica degli affreschi michelangioleschi subirà una vera e propria esplosione durante il Natale del 1949, vigilia dell’Anno Santo di Pio XII, quando la rivista americana Life mise sulla sua copertina la potente immagine del Creatore a cui seguirono ventidue pagine a colori dedicate esclusivamente alla Volta, con foto scattate da Frank Lerner, uno dei fotografi di punta della rivista. E’ la consacrazione internazionale e da quel momento in poi la Sistina divenne un appuntamento immancabile per ogni turista che si fosse recato nella Città Eterna. Se Life è la prima rivista illustrata a scoprire il Michelangelo della Sistina, nel 1964, quarto centenario della morte di Michelangelo, le immagini michelangiolesche si ritroveranno sulle copertine delle grandi riviste mondiali. E l’Italia, come ha ricordato, Lucina Vattuone, Responsabile dell’Ufficio Stampa dei Musei Vaticani, sarà in prima fila nelle celebrazioni stampando la banconota da 10.000 lire che ritrae Michelangelo ed emettendo una serie di francobolli. La fama del maestro della Sistina raggiunge un livello tale che anche un paese africano come il Burundi emette francobolli celebrativi, come fa pure l’Unione Sovietica, il cui ateismo di stato non fa da ostacolo. In quello stesso anno viene trasmesso dalla Rai il documentario Vita di Michelangelo, con Gianmaria Volonté come protagonista e la regia di Silverio Blasi. L’anno successivo il regista Carol Reed dirigerà il film più famoso sulla vita dell’artista toscano, Il tormento e l’estasi, interpretato da Charlton Heston.

Uno dei temi che è tornato spesso in molti interventi è stato il ruolo della Nippon Television Network Corporation che finanziò con 18 miliardi di lire le operazioni di restauro iniziate nel 1979 e condotte da specialisti italiani sotto la direzione di Carlo Pietrangeli, direttore del Laboratorio Vaticano per il Restauro dei dipinti, assicurandosi i diritti esclusivi sulle fotografie e le riprese relative al restauro. Come avviene quasi sempre, ci furono polemiche e proteste che raggiunsero il climax quando, su iniziativa del mercante d’arte di New York Ronald Feldman, quindici famosi artisti americani, tra cui c’erano George Segal, Robert Rauschenberg, Christo e Andy Warhol, scrissero una lettera a papa Giovanni Paolo II chiedendogli di far sospendere lavori che, secondo loro, avrebbero rovinato per sempre il capolavoro di Michelangelo. Il restauro non fu sospeso e proseguì fino al 1999, quando una cerimonia presieduta da papa Giovanni Paolo II sancì la conclusione dei lavori ed il mondo poté ammirare la Volta e il Giudizio universale che non atterriva più i viaggiatori, come era capitato a Goethe, ma presentava colori stupefacenti che meravigliavano gli osservatori.

Colalucci durante il restauro della volta della Cappella Sistina ripreso dalla troupe della NTV
Il M° Colalucci durante il restauro della volta della Cappella Sistina ripreso dalla troupe della NTV. Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei

Un momento molto coinvolgente dal punto di vista emotivo si è avuto alla fine della mattinata con il breve intervento di Gianluigi Colalucci, il restauratore capo della Sistina, che ha rievocato senza nessuna enfasi retorica quei lunghi anni di lavoro, in un contesto che si era fatto incandescente per le polemiche. Colalucci ha ricordato l’enorme responsabilità che aveva sentito sulle sue spalle quando si era accinto a pulire il volto di Adamo nel momento della creazione, l’immagine più famosa dell’intera Sistina, e che giustamente aveva lasciato come ultima parte del lavoro.

Alla fine della Giornata di Studio il Prof. Paolucci ha annunciato che gli atti saranno pubblicati entro giugno 2017, mettendo quindi a disposizione degli specialisti, degli studiosi e degli appassionati i vari interventi che hanno analizzato il tema della trasformazione della raffigurazione della Sistina nell’immaginario collettivo in un contesto in cui le nuove tecnologie consentono possibilità inimmaginabili fino a qualche decennio fa. I partecipanti si sono quindi recati nel Salone Raffaello, dove hanno assistito alla Suite su versi di Michelangelo Buonarroti, una delle ultime opere del grande maestro russo Shostakovich. La suite è sta eseguita dal basso Mirco Palazzi, una giovane promessa della lirica italiana, accompagnato al pianoforte da Marco Scolastra. Devo ammettere che è stato un po’ difficile concentrarsi sulla musica, quando volgendo lo sguardo si poteva ammirare la Trasfigurazione e gli splendidi arazzi realizzati su disegno di Raffaello ed i cui bellissimi cartoni, un capolavoro vero e proprio, sono conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Ma le emozioni della giornata non erano ancora finite. Il programma prevedeva infatti alle 19 una visita alla Cappella Sistina. Mi sono affrettato lungo gli splendidi corridoi che collegano i Musei Vaticani a questo sacrario della storia e della teologia e sono stato tra i primi ad entrare, circondato da un silenzio assoluto. Mi sono sentito molto fortunato per la possibilità di osservare gli affreschi in silenzio e senza la calca dei turisti ed ho pensato che questo fosse il modo migliore per concludere una giornata che non era stata certo parca di emozioni.

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