A fine agosto 2022, nella regione tedesca della Bassa Sassonia, sono entrati in funzione quattordici treni regionali per il trasporto passeggeri alimentati a idrogeno che emettono soltanto vapore e acqua condensata. Potrebbe sembrare una notizia locale, che riguarda gli esperti di mobilità, e invece rappresenta un segnale concreto che indica la strada da percorrere per ridurre le emissioni di CO2. I politici italiani se ne sono accorti?

Il treno, denominato Coradia iLint e realizzato dalla francese Alstom, è entrato definitivamente in servizio sulla tratta tra Cuxhaven, Bremerhaven, Bremervörde e Buxtehude. I nuovi treni sostituiranno progressivamente le vecchie locomotive diesel, con grandi vantaggi per l’ambiente, visto che non producono anidride carbonica: un chilogrammo di idrogeno sostituisce circa 4,4 litri di gasolio. “La mobilità a emissioni zero – dice Henri Poupart-Lafarge, Ceo e presidente del consiglio di amministrazione di Alstom – è uno degli obiettivi principali a garanzia di un futuro sostenibile. La nostra azienda punta a diventare leader mondiale nei sistemi a propulsione alternativa per veicoli ferroviari. Il Coradia iLint testimonia il nostro preciso impegno per una mobilità green abbinata a una tecnologia all’avanguardia”. Il Coradia iLint è il primo treno a idrogeno al mondo e mostra come l’impegno e la ricerca moderni siano in grado di dare una risposta oggettiva alla necessità di combattere il riscaldamento globale che, purtroppo, viene oggi affrontato a colpi di slogan e retorica ambientalista. Va anche sottolineato che è l’Europa, con tutte le sue carenze ed esitazioni, che è stata in grado di mettere a punto un progetto che, finora, non ha uguali al mondo.

L’invasione dell’Ucraina e l’inquinamento

Oltre agli enormi danni e sofferenze inflitti al popolo e alle infrastrutture ucraine, il dittatore

Il 13 novembre 2021 alla conferenza ONU sui cambiamenti climatici tenuta a Glasgow è stato raggiunto un accordo firmato da 197 Paesi per combattere i cambiamenti climatici. L’attuale clima di tensione rischia però di farlo restare lettera morta.

russo sta usando il taglio delle forniture di gas e petrolio come un’arma per piegare la volontà europea di sostenere la resistenza di Kyiv. Questo ha costretto molti Paesi ad aumentare il ricorso a combustibili fossili, incluso il carbone, e ad accantonare praticamente qualunque discorso sulla riduzione delle emissioni, di fronte alla concreta possibilità di dover passare un inverno al freddo. La terribile ironia è che di fronte alla siccità, alle ondate di calore, agli incendi e alle alluvioni di un clima impazzito, che mostra anche ai più scettici come il peggioramento sia oggettivo, l’Europa sia costretta a fare ricorso a energie inquinanti che peggiorano ulteriormente il problema. Ecco perché la notizia dell’entrata in servizio del primo treno a idrogeno merita qualcosa di più di un trafiletto sulle pagine interne dei nostri principali quotidiani.

Il 7 settembre, intervenendo alla sessione planetaria del Forum Economico Orientale a Vladivostok, Vladimir Putin ha attaccato la ”febbre sanzionatoria” dell’Occidente e il tentativo di “mantenere un vecchio ordine mondiale” che favorisce solo le potenze occidentali. Dopo aver minacciato di bloccare le esportazioni di grano, riprese soltanto da poche settimane, lo zar di Mosca ha ribadito la sua politica di ricatto sugli idrocarburi affermando: “Non consegneremo nulla se è contrario ai nostri interessi, in questo caso economici. Né gas, né petrolio, né carbone. Niente”. Visto l’approssimarsi dell’inverno, e di fronte alle prospettive di non avere il combustibile per riscaldare le case e far funzionare l’industria, tutti i Paesi europei hanno fatto uno sforzo disperato per diversificare le proprie forniture e sganciarsi dalla dipendenza verso Mosca.

L’ungherese Orban, che fa una politica biecamente nazionalista e se ne infischia degli interessi del nostro continente, ha firmato senza remore nuovi contratti per la fornitura di gas russo risolvendo così i suoi problemi interni. La Germania ha deciso il rinvio della chiusura delle poche centrali nucleari ancora presenti e un ulteriore ricorso al carbone. La Francia è coperta dal nucleare per il proprio fabbisogno di elettricità mentre l’Italia, che ha rinunciato nel lontano 1987 a questa forma di energia che non produce gas serra, deve rivolgersi obbligatoriamente ai combustibili fossili disponibili sul mercato e ha incrementato le attività delle centrali a carbone. L’emergenza ha quindi costretto tutti ad accantonare i progetti per la riduzione delle emissioni, nonostante la drammaticità della crisi climatica sia sotto gli occhi di tutti. Ecco perché il nuovo treno regionale alimentato a idrogeno assume una valenza che va ben oltre l’impatto locale e l’orgoglio per una tecnologia realizzata interamente in Europa.

Alternativa al gasolio

Il progetto Coradia iLint™ fu presentato per la prima volta a Berlino nel 2016 e fece della Alstom il primo produttore ferroviario al mondo in grado di mettere a punto una tecnologia a idrogeno per il trasporto dei passeggeri. Due anni dopo, l’iLint™ iniziò il primo servizio commerciale in Germania. Il treno a idrogeno è stato progettato dagli ingegneri che operavano a Salzgitter, in Germania, il centro di eccellenza della Alstom per i treni regionali, in collaborazione con gli specialisti di Tarbes, in Francia, centro di eccellenza per i sistemi di trazione. Oltre che della collaborazione franco-tedesca, il progetto ha usufruito dei finanziamenti del Ministero dell’Economia e della mobilità tedesco e ha ricevuto fondi dal governo di Berlino come parte del Programma NIP, il Programma nazionale per la tecnologia a idrogeno e celle a combustibile.

Schema di funzionamento del treno alimentato a idrogeno. (Disegno di Alstom)

Il treno alimentato a idrogeno presenta le caratteristiche ottimali per sostituire le inquinanti motrici a gasolio nei tratti ferroviari non elettrificati che sono ampiamente diffusi in molti Paesi europei tra cui Germania (che ha il 50 per cento della propria rete non elettrificata) Francia, Polonia, Italia, Romania, Regno Unito. Il modello appena inaugurato ha un’autonomia di 1000 chilometri, trasporta 300 passeggeri, può viaggiare a velocità comprese tra 80 e 120 km/h, ma è in grado di raggiungere una velocità massima di 140/h. Come alternativa al motore Diesel, l’idrogeno soddisfa tutti i requisiti necessari per l’impiego nel trasporto ferroviario, in particolare quello passeggeri: si tratta di una tecnologia avanzata frutto di decenni di ricerca, nonché economica e sicura. Secondo l’associazione tedesca dell’idrogeno e delle celle a combustibile (DWV), i serbatoi ad alta pressione con idrogeno sono in realtà più sicuri dei serbatoi di benzina in situazioni di pericolo paragonabili. Inoltre l’omologazione dei veicoli è soggetta a controlli estremamente severi, che riguardano tutti gli aspetti relativi alla sicurezza.

Nel presentare un pacchetto da 3,2 miliardi di euro dedicato allo sviluppo dell’idrogeno, il ministro Cingolani (nella foto) aveva evidenziato le gravi carenze di competenze e infrastrutture che potrebbero vanificare l’enorme investimento in programma.

Oltre ai treni entrati in funzione in Bassa Sassonia, l’area metropolitana di Francoforte ha firmato un contratto per 27 motrici, mentre la Regione Lombardia ha ordinato 6 treni Coradia Stream, con l’opzione di altri 8 veicoli. Lo stesso modello ha svolto dei test anche in Svezia, Austria, Paesi Bassi e Polonia. Vediamo quindi che il progetto di trasporto regionale alimentato a idrogeno sta proseguendo con successo. E l’Italia? Il 1 luglio 2022, Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile ha firmato due decreti che prevedono lo stanziamento per un totale di 530 milioni di euro all’interno del Pnrr per realizzare la sperimentazione dell’uso dell’idrogeno nel trasporto ferroviario, in ambito locale e regionale, e nel trasporto stradale, con particolare riferimento al trasporto pesante. Lo scorso febbraio, durante l’audizione presso le Commissioni riunite Ambiente, Attività produttive e Agricoltura, il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani aveva illustrato un pacchetto di 3,2 miliardi di euro dedicati all’idrogeno inserito nel Pnrr. Il ministro aveva ammesso che in Italia mancano le competenze per la realizzazione degli idrolizzatori (strutture industriali utilizzate nella produzione di idrogeno) sottolineando anche la necessità di creare quasi ex novo le supply chains necessarie a produrre elettrolizzatori, batterie, sistemi fotovoltaici.

Il governo Draghi è stato sfiduciato durante una delle più gravi crisi internazionali degli ultimi decenni e il problema che si pone ora è quello di assicurare la continuità del lavoro necessario a ottenere gli ingenti fondi europei concessi all’Italia. Ho l’impressione che la nostra classe politica non si renda conto che questa non può essere una campagna elettorale come tutte le altre, in cui vince chi la spara più grossa. Stavolta è necessario mettere sul tavolo i problemi concreti come la totale assenza di una programmazione della politica industriale, della cura del territorio, del sistema idrico, la carenza e vetustà delle nostre infrastrutture, l’inadeguatezza del nostro sistema scolastico, fino al traffico impazzito che ci ammorba con i suoi scarichi. Non sarebbe il caso di iniziare a lavorare per la realizzazione di un sistema di trasporti non inquinante, silenzioso e moderno come ci verrebbe consentito dall’uso dell’idrogeno come combustibile?

Galliano Maria Speri

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