di Aldo Ferrara*

Il 27 ottobre del 1962 cadeva nel cielo nuvolo e gravido di pioggia Enrico Mattei, portando con sé tutte le speranze del nostro Paese che con quell’assassinio venivano stroncate in corsa. L’inchiesta del Procuratore Vincenzo Calìa ha fatto giustizia delle congetture, ipotesi, natura e genesi dei complotti, mandanti e quant’altro.

Malgrado questo, in questi giorni è tutto un fiorire di libri e pamphlet sulla morte di Mattei. In ogni convegno, in ogni meeting sull’argomento è il primo target, la prima domanda dell’audience, il primo obiettivo di ogni inchiesta televisiva.

Tengo a evidenziare ancora, come ho già scritto nel volume “Enrico Mattei il visionario”: “ … Lo ricorderemo alle generazioni future non solo per quello che ci ha dato ma per quello che gli è stato impedito di darci.”

Dopo 60 anni, quelle circostanze tragiche della morte, che hanno valenza simile a quella di Aldo Moro e per certi versi a quella del Gen. Dalla Chiesa, oggi servono ben poco a focalizzare un Padre della Patria che ha dato sé stesso al Paese, facendolo crescere dopo la disastrosa vicenda bellica.

Nessuno in questi giorni ha ricordato questo pilasro dell’Italia contemporanea sotto il profilo della sua dottrina economica, come imprenditore, come partigiano e come cristiano.

Vanno distinte due fasi o momenti dell’attività del Presidente dell’ENI, con una prima parentesi parlamentare (1948-53) in cui espresse un’opera conciliatoria, di mediazione e di controllo politico per la realizzazione dell’ENI con la legge istitutiva n.136/53. In questa prima fase, Mattei volle promuovere una legge per l’energia, in un parlamento che forse non aveva intuito il completo significato dell’istituzione di Ente Pubblico, atto a fornire un servizio di primario interesse per il Paese. Fu il primo esempio di affermazione di Bene Comune Sociale sul piano legislaivo; su quell’esempio si svilupperà nel giugno 1962 la L.1643/62, istitutiva dell’Ente Nazionale Energia Elettrica, ENEL. E più avanti, nel 1968, la L. 133/68 del Sen. Mariotti darà un assetto nazionale al Sistema Ospedaliero, fino ad allora affidata alla pratica caritatevole o al sistema delle mutue.

Inizia così il percorso legislativo che porterà al Sistema delle Partecipazioni Statali, percorso che segna la presenza dello Stato nell’economia nazionale non in veste di imprenditore pubblico a scopo di profitto ma quale controllore del mercato al fine di sanare, evitare e scongiurare il fallimento del mercato stesso reso monopolistico.

La seconda fase riguarda l’ambito della ricerca estera delle fonti energetiche, laddove Mattei si rese conto di due elementi portanti:

-il ruolo centrale del Mediterraneo, e non solo per aver intuito i grandi giacimenti e le potenzialità delle riserve del MO (Mediterraneo Orientale)

-il ruolo fino ad allora marginale di Paesi post-coloniali come Algeria, Tunisia, Libia, Egitto.

Nasce così, nell’aprile 1955, il primo Summit Afro-Asiatico di Bandung in Indonesia con il concerto di Egitto (Nasser), India (Nehru), Indonesia (Sukarno), Jugoslavia ( Tito). Un insieme di Stati che si opponeva al gioco perverso della c.d. guerra fredda, una molla di scarico delle tensioni dell’epoca e un’area politica di scambi commerciali non segnati dalla politica esclusivistica degli appartenenti alla NATO o al Patto di Varsavia, una politica in definitiva autonomistica, federativa e indipendente.

La crisi di Suez nell’anno successivo, 1956, non fu casuale. Fu la diretta conseguenza di quel momento liberatorio che poi nel 1961 portò alla consacrazione dei Paesi Non Allineati. Oltretutto il canale era di prima importanza per il passaggio delle navi-cisterna o petroliere che scaricavano in Europa il greggio iraniano o dell’Arabia Saudita.

Centralità del Mediterraneo, politica di decompressione della guerra fredda ed esaltazione dei diritti dei popoli ex coloniali del Nord-Africa erano tre punti di forza della politica di Mattei.

E quando si accorse che il pericolo sulle nostre forniture scaturiva dalla Sicilia, la maggiore isola mediterranea e per di più italiana, scatenò la guerra contro le sorelle del Golfo (Gulf Oil, Texaco e BP) che, grazie alle concessioni del Governo regionale, tendevano a escludere l’ENI dalla compartecipazione. Nacque così il Governo Milazzo, spregiudicato quanto si vuole ma atto a ripristinare un ordine interno nella geopolitica del petrolio.

In tema di politica aziendale, Mattei, ben prima di Adriano Olivetti, intuì il ruolo di coprotagonisti dei suoi collaboratori, molti dei quali assursero a capitani d’Industria, e seppe come conferire le “coccole sociali” ai suoi dipendenti. Precorreva i tempi attuali in cui si parla di “azionariato diffuso aziendale” che tende a rendere protagonisti economici gli stessi dipendenti.

La costruzione di Metanopoli, la Città del Sole dei suoi iniziali 10 mila operai, delle loro famiglie e dei loro bimbi, i centri estivi del Cadore e di Ravenna, le colonie per i “figli dell’ENI” ci consegnano lo spaccato di un animo che, come spesso succede ai grandi Uomini, mal si concilia con l’attività determinata e talora anche arrogante in politica. In questo ambito, si svela il carattere partigiano che si espresse non solo contro il nazifascismo ma contro le iniquità che molti popoli subirono e continuarono a patire per il colonialismo surrettizio e imperante. Quanto sopra ci consegna il quadro di un vero Uomo di Stato, ben diverso dal Gran Commis che esegue diligentemente. Mattei scelse strade impervie, decise da solo ma trascinò un’intera generazione verso lo sviluppo.

In sintesi la Dottrina Mattei è stata quella che ci ha concesso il “miracolo economico” con una crescita di PIL ancorato al +6% per ben 15 anni. In sintesi ecco perché, come e quando dobbiamo ricordare Mattei (Vedi il box qui sotto).

Su questi punti dobbiamo attivare la discussione non certo sul noir della sua uccisione che distoglie lo sguardo dal suo reale e visionario progetto aziendale, imprenditoriale e politico. Certamente ciò è avvenuto senza malizia politica, forse più semplicemente per modesta conoscenza delle vicende di quell’epoca.

*Aldo Ferrara, Professore Universitario, Dottore in Relazioni Internazionali e Studi Europei

I DIECI PUNTI DELLA DOTTRINA MATTEI

  1. Primo vero interprete delle teorie Keynesiane. Capì il ruolo dello Stato nel controllo del mercato, controllo esercitato in modo democratico ma idoneo a intervenire nel “fallimento del mercato stesso” quando cioè esso segue le leggi liberiste e incontrollate e si adopera con atteggiamento monopolista. La presenza egemonica delle Holding straniere, USA principalmente poi riunite nel Consorzio OPEC, aveva turbato le leggi del mercato determinando le commodities quali strumento di controllo degli Stati o Nazioni in cui era presente con queste modalità. Dunque lo Stato nel controllo del c.d. fallimento del mercato per aumentare il reddito, lo sviluppo, l’occupazione e i salari dei lavoratori, riducendo il costo marginale del lavoro. Da questi principi nacquero le Partecipazioni Statali.

  2. Questa politica portò come conseguenza la ricerca di fonti energetiche al prezzo più basso possibile per fornire energia all’Industria, far ripartire la produzione, l’occupazione e lo sviluppo e fu così che si realizzò il c.d. “miracolo economico”.

  3. Intuì l’allineamento dello sviluppo attraverso i fossili. il loro eccessivo utilizzo oggi tuttavia ci ha portati a dover disallineare progresso da sviluppo industriale.

  4. Fu il promotore della politica dei Beni Pubblici Sociali, di cui energia, elettricità, welfare erano cardini essenziali. Dopo la legge 136/53 che istituiva l’Ente di Stato sugli Idrocarburi, nel 1962, fu nazionalizzata l’energia elettrica per ridurre l’offerta a “macchia di leopardo”, consentire un’equa distribuzione con l’introduzione delle “fasce sociali” ai fini dell’esazione del tributo dovuto, la bolletta.

  5. Questa politica solidaristica portò poi all’esigenza di fornire ai cittadini un Servizio sanitario nazionale universale per tutti i residenti nel Paese. Nacque la prima riforma del Sistema Ospedaliero (L.133/68) seguita poi dalla Riforma Generale del SSN (L.833/78).

  6. Acquisire il Nuovo Pignone significò produrre tecnologia utilizzabile dall’ENI senza ricorrere ad altri fornitori. Costruirsi attrezzature “in casa” e poi rivenderle ai Paesi Estrattori sotto forma di Banca Tecnologica dei Pagamenti, evitando, sia pure in parte, pagamenti pronto cassa.

  7. Il Mattei “Uomo Politico” fu il vero esportatore della democrazia nei Paesi ex-Coloniali (Egitto, Algeria, Nigeria) con il sostegno ai fronti di Liberazione come quello di Ben Bella o il sostegno a Gamal Nasser o a Tito. Con questi organizzò la riunione di Bandong (aprile del 1955) costituendo il Gruppo dei Paesi non Allineati che facessero da “cuscino geopolitico” ai due imperialismi: USA e URSS. Mattei ebbe un ruolo nell’organizzazione di Bandong? La risposta è certamente sì.

  8. Aveva intuito le potenzialità di questo mare per il gas & oil. Oggi grazie all’ENI, il rinvenimento dei giacimenti di Zohr, Aphrodite, Tamir e Leviathan nel Mediterraneo Orientale consegna la più vasta riserva petrolifera, quasi superiore a quella arabica e al South Pars/North Dome, tra le coste qatarine e iraniane. Il Mediterraneo secondo la concezione del Presidente non era però solo lo Scacchiere di maggiore efficienza estrattiva ma era divenuto (tra Suez, Bandong, la stessa crisi ungherese del 1956) l’area in cui si doveva intervenire per attenuare le tensioni Est-Ovest. La centralità geo-petrolifera del Mediterraneo finiva per coincidere con la centralità della geopolitica mondiale.

  9. Mattei, prima di Olivetti, fu anticipatore del welfare aziendale, inteso non solo nel senso del sussidio o aiuto diretto ai suoi dipendenti, come nella concezione di Adriano Olivetti, ma intuì il ruolo dell’azionariato diffuso, anticipando il concetto del partenariato. Aveva creato un’Azienda Multifunzionale corredata di servizi accessori, dai Motel, alle stazioni di servizio, agli impianti sportivi al concerto di attività joint con altri Enti.

10. Etica in politica e nella gestione aziendale. In politica, dopo la resistenza, terminò la sua attività nel 1953 con la 1a Legislatura dopo aver redatto la Legge istitutiva dell’ENI. Avrebbe potuto diventare Ministro o assumere alte cariche dello Stato: il suo interesse era proteggere l’ENI quale fornitore di Servizio Pubblico. Quello che fece in politica fu ancillare soltanto a questo scopo.

(Dal Volume “ Enrico Mattei,. Il visionario” Agora&CO, Lugano, 2022)

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