«Quando le chiesi se per lei fosse stata fonte di maggiore emozione l’incontro che la vide protagonista come “carducciana dell’anno” o la partecipazione a una prima teatrale, Lella Costa confessò che nessuno spettacolo mai l’aveva coinvolta più di quell’evento nella sua vecchia scuola». Giovanni Scirocco, docente di Storia contemporanea all’Università di Bergamo, cura il sito web ed è tra i fondatori dell’Associazione Carducciani che dal 2005 raccoglie studenti, docenti ed ex di entrambe le categorie del liceo di Via Beroldo a Milano, per iniziative di carattere commemorativo o di studio, o per incontri conviviali. Non è solo un modo per rievocare il vigore degli anni del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, ma un ritrovare sé stessi nella prospettiva lunga del vivere: noi siamo quel che siamo stati. E per recuperare pezzi di storia non secondaria della città: «Il Carducci – spiega Scirocco – è liceo di semiperiferia: vi giungono ragazzi di ogni estrazione sociale. Sia la vecchia sede di via Lulli, sia quella attuale sono prossime a Piazzale Loreto: un luogo simbolo per Milano. Tanto rilevante che è al centro di un volume che ho redatto a sei mani per il Mulino con Elisabetta Colombo e Giovanna Modena, dell’Università di Pavia. L’Associazione contribuisce a mantenere presente l’importanza della scuola, anche per chi da tempo l’ha lasciata. Uno degli eventi che lo testimoniano è l’attivo contributo dato alla collocazione della pietra d’inciampo dedicata a Enzo Capitano, carducciano che fu deportato e ucciso a Mauthausen perché oppostosi alle leggi razziali: invitammo Liliana Segre che visitò il liceo proprio il giorno in cui fu designata senatrice a vita, nel gennaio 2018».

Vittorio Sereni con la classe II D nel 1948

Ma non è solo una galleria di ricordi. Nel 2008, grazie al contributo della Pirelli, ha promosso due borse di studio per sostenere i percorsi universitari di due studenti particolarmente meritevoli in ambito umanistico e scientifico, intitolate a Leopoldo e Giovani Pirelli, entrambi ex studenti del Carducci. C’è poi la valorizzazione, nel sito Web (www.carducciani.org) e in convegni, dell’opera di tanti docenti che hanno dato un contributo rilevante alla cultura italiana, quali il grecista Quintino Di Vona, il poeta Vittorio Sereni, la docente di scienze Maria Arata Massariello (che fu deporata nel campo di Ravensbruck per aver partecipato alla Resistenza e dopo la guerra tornò a insegnare nel suo liceo), il filosofo Mario Dal Pra (poi docente all’Università degli Studi di Milano), l’italianista Salvatore Guglielmino, il grecista Mario Zambarbieri, lo storico dell’arte Franco Vedovello, gli storici Augusto Camera e Renato Fabietti, e tanti altri.

Per non dire degli ex allievi: «Appena costituita l’associazione, abbiamo scoperto che qui aveva studiato Mario Monicelli per esempio: giunse da Roma per una serata che gli dedicammo. O politici come Bettino Craxi, Armando Cossutta e altri ancora in vita appartenenti a diversi partiti o ai mondi della musica, dell’arte, dell’università, della ricerca…».

L’associazione affianca la scuola e con i tanti “ex” attivi nelle professioni promuove anche l’Alternanza scuola lavoro, non semplice per chi compie studi classici. In un’epoca che favorisce l’atomizzazione, è un luogo in cui coltivare un senso di identità, un po’ come è tradizione negli atenei anglosassoni. Ed è giunta a ottenere una certa fama: «Capita che chiedano di aderire genitori di ragazzi che intendono iscriversi al liceo». Al di là dei programmi scolastici, potranno constatare come la scuola sia parte attiva e propositiva della storia corrente.

Forse meriterebbe che iniziative come questa si generalizzassero: darebbero nuova dignità all’istituto dell’insegnamento che, tra pandemia e disattenzioni varie, ha perso un certo smalto recentemente.

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