Molti davano per scontato che i due gruppi terroristici più spietati del momento, ovvero Boko Haram e lo Stato Islamico, fossero uniti e agissero in maniera coordinata. Tante cose lo lasciavano immaginare. Stesse procedure di terrore, l’uso di una violenza inaudita e la lotta armata in nome della stessa ragione. Il 7 marzo scorso, attraverso un audio postato dal profilo Twitter di Boko Haram è arrivata la conferma. Le parole del numero uno del gruppo terroristico nigeriano, Aboubakar Shekau, sono state precise : “Annunciamo fedeltà al califfo, il quale ascoltiamo e obbediamo nelle difficoltà così come nella prosperità”. Il sospetto che i due gruppi fossero uniti lo si aveva già da tempo come ha affermato il presidente nigeriano Goodluck Jonathan nel corso di un intervista. Già 8 mesi fa, in un video, il leader del gruppo nigeriano mandò un saluto formale al califfo. Atto che fece molto riflettere. Secondo Pierre Buyoya, rappresentante dell’Unione Africana, il gesto non sarebbe finalizzato al reclutamento dell’Isis ma bensì i vantaggi “potrebbero essere di natura finanziaria o legati alla semplice visibilità”.

L’accostamento infatti permetterebbe ai due gruppi insieme di fare ancora più rumore nel mondo. “Sono prudente”, afferma Buyoya, “Non credo che questo cambi qualcosa nel loro modo di operare però, dobbiamo constatare il tentativo di mettere in atto una forma di terrorismo internazionale che si sta creando, a piccoli passi, tra i paesi Africani”. Basti pensare alle milizie ed ai combattimenti in Algeria, Libia e Egitto. Boko Haram sembra perfino utilizzare le tecniche audiovisive dell’Isis. Negli ultimi video, infatti, in particolare quello postato su internet il 2 marzo, si può notare come siano stati curati tutti i dettagli e la postproduzione. Il contenuto da qualche tempo, viene anche tradotto in lingua  inglese e in francese. Una grande evoluzione che permette ai gruppi terroristici di far arrivare il loro prodotto al mondo intero, anche oltre i confini. Passi che contribuiscono a far crescere la popolaruità di Boko Haram che, non frena la sua corsa a suon di morti ed attentati. Nella sola giornata di sabato ben 58 persone hanno perso la vita e altre 139 sono rimaste ferite. Avanzano sopratutto nella rocaforte, il nord-est della Nigeria. E, quando non riescono, trovano i militari dell’esercito nigeriano aiutati dal sostegno della Repubblica del Ciad, ad ostacolare il percorso. I soldati vengono acclamati dalla popolazioni e da loro aiutati. Molte volte il popolo scende in strada per fornare i combattenti anti Boko Haram acqua, the o sigarette. Passi in avanti li sta facendo anche l’Unione africana che, nel fine settimana ha annunciato di aver approvato la creazione di una forza regionale di lotta contro Boko Haram, a lavorarci sarebbero 10.000 uomini.

 

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