Buona notizia dall’Iraq. La seconda città più popolosa, Mossul, sarebbe teatro di una grande opposizione tra i cittadini e il gruppo terroristico Isis, organizzazione che al momento controlla il territorio. La contestazione non ha ancora raggiunto il livello di una vera e propria rivolta ma comunque potrebbe aiutare le forze americane e alleate a sconfiggere il potente stato islamico. La città è abitata da 1,5 milioni di persone, di differenti etnie e sopratutto di diverse religioni. A giugno, la cittadinanza si mostrò entusiasta vedendo entrare i miliziani nella loro terra. Arrivarono come i liberatori del popolo dal governo sciita del primo ministro Nouri al-Maliki. Solo sei mesi dopo, molti, hanno cambiato idea tanto da schierarsi contro. Il cambio d’opinione non è molto ma sicuramente segna l’inizio di una battaglia che potrebbe segnare una gran vittoria. Le immagini diffuse dal gruppo terroristico che ritraggono persone linciate e uccise per adulterio o i due uomini buttati giù da un palazzo come sacchi solo perché sospettati di essere gay avranno fatto riflettere. “Stiamo aspettando qualsiasi segnale per iniziare la guerra all’Isis”, ha annunciato Najim Abed al-Jabouri, ex sindaco di Tal Afar, città vicino Mossul,“La gran parte delle persone sono pronte per aiutare le forze di sicurezza irachene”. Poiché, “Le persone di Mossul non sono estremisti”, come precisa Mark Hertling, ex generale americano che tra il 2007 e il 2008 ha comandato la coalizione di forze in Iraq. I miliziani in questo momento hanno paura che qualche cittadino stia divulgando agli alleati americani e all’intelligence informazioni su alcuni movimenti. Questo, potrebbe far perdere campo all’Isis. Tra il 2006 e il 2007 le opposizioni nella provincia di Anbar, da parte della popolazione locale nella regione sunnita ad ovest dell’Iraq, aiutò a porre fine al controllo di Al-Qaeda sul territorio. A Mossul sarebbe più complicato poiché il gruppo terroristico sta facendo una grande opposizione con le armi e tiene stretta a se il controllo della città. Ma soprattutto poiché l’Isis “è più brutale e più potente” come ricorda James Jeffrey ambasciatore USA in Iraq. E siccome la città “è un terreno chiave e riprenderla deve essere una priorità”, le parole di Rear Admiral John Kirby, dal pentagono si stanno mobilitando per dare vita alla complessa operazione. Dopo la presa di Kobane di alcuni giorni fa da parte dei Kurdi, Mossul potrebbe ulteriormente indebolire quello che oggi è la minaccia più grande per tutto il mondo, l’Isis. Islamic State of Iraq Siria.

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