L’Europa, Eurozona, Nato un tripode istituzionale che sta mostrando i suoi limiti e i Paesi che ne fanno parte sono in profonda sofferenza. Le motivazioni sono spiegate nel volume in prossima uscita dal titolo “Next UE”, a cura di Aldo Ferrara ed Efisio Planetta con la prefazione di Felice Besostri, dove si avanzano proposte fattive e possibili sulle modifiche dei Trattati Europei, TUE e TFUE, da più parti invocato, compresa la stessa Bruxelles.

Ansa 02.05.2022 Eurocamera e cittadini suonano la carica, riformare la UE

“Il Parlamento europeo, settimana prossima, attiverà l’articolo 48 e chiederà l’avvio di una convenzione per cambiare i trattati fondanti dell’Ue”. Così, rivolto ai cittadini e spalle alla presidenza dell’emiciclo di Strasburgo, l’eurodeputato belga Guy Verhofstadt indica che le richieste di riformare l’Europa promosse a gran voce in questi mesi dai cittadini non erano solo metaforiche. E suona la carica per un iter che non sarà facile da portare a compimento ma ritenuto sempre più necessario, e che vede l’approvazione anche di Roma.

Nella penultima mattinata dei lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa (Cofoe) le 178 raccomandazioni emerse dai panel dei cittadini sono state riassunte in 49 proposte. Alcune implicano modifiche radicali delle regole di funzionamento dell’Ue, basti citare il superamento dell’unanimità per le decisione del Consiglio (che rappresenta i 27 Stati membri), la creazione di una difesa comune e l’istituzione di liste transnazionali. Non solo: dall’esercizio di democrazia partecipativa emergono anche istanze sociali come il salario minimo e l’abbandono dell’allevamento e dell’agricoltura intensiva.

L’indicazione, insomma, è chiara: l’Europa deve essere più vicina ai suoi cittadini.

Questo pamphlet muove le sue mosse in contemporanea con gli organi di stampa e istituzionali che chiedono una cambio di passo delle Istituzioni Europee di cui segnano la dicotomia dall’opinione pubblica. L’attualità di quanto si leggerà nel libro è condensata ed in parte anticipata in quella notizia ANSA del 2 maggio 2022.

Il volume prende le mosse dal Manifesto di Ventotene, in origine intitolato “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nel 1941, ma con l’intervento redazionale decisivo di Eugenio Colorni, che ne scrisse la prefazione e ne curò la pubblicazione e la diffusione nel 1944 con la guerra non ancora finita, ma il cui esito era ormai rovesciato rispetto a quello temuto nell’anno della sua prima redazione. Altiero Spinelli ha potuto incidere sull’unificazione europea come membro della Commissione europea dal 1970 al 1976, poi del Parlamento italiano (1976-1983) e quindi del primo Parlamento europeo eletto direttamente dai cittadini degli Stati membri nel 1979 e come tale promotore di un progetto di trattato istitutivo di un’Unione Europea con marcate caratteristiche federali, che venne adottato dal Parlamento europeo nel 1984; Eugenio Colorni, filosofo e attivista antifascista in Giustizia e Libertà e da ultimo nel Partito Socialista Italiano ,che fu ucciso in un’imboscata nazista il 30 maggio 1944 poco prima dell’arrivo degli Alleati. Le qualità personali e intellettuali ne avrebbero fatto un protagonista della componente socialista della sinistra italiana, ancora maggioritaria con le elezioni del 1946, cioè prima della scissione socialdemocratica e della scelta del Fronte Popolare, nettamente sconfitto alle elezioni politiche del 1948. 1

Il filo tessuto nel Volume traccia un possibile cambio di passo dell’UE in senso federalista Regionale, ispirandosi al Modello del Manifesto di Ventotene, recependo il progetto di Altiero Spinelli ma consacrandolo in una versione regionalistica e federativa, l’unica che al momento possa soddisfare i bisogni, le idealità e le attese dei popoli regionali europei. Visione che si intreccia con quella socialista.

Si ripropone nel Volume l’idea primigenia che proprio in questo giornale è stata lanciata l’11 novembre 2017: l’Europa a 40 velocità.2

Si tratta di disgregare l’UE? Si tratta di disgregare gli Stati che la compongono? Si tratta invece di modificare le cose che non vanno attraverso il mezzo giuridico-istituzionale dei Trattati. Un percorso politico per ridare voce ai 500 milioni di cittadini Europei che, in virtù della rappresentanza democratica, hanno delegato una classe politica che mostra i suoi limiti di una visione europea a lungo termine.

L’Europa è oggi squassata dalla guerra ucraina come lo è stata nel recente passato dalla questione, ancora irrisolta, delle migrazioni, ambientali e ed economiche su cui non ha saputo trovare un accordo politico. Un’occasione perduta per dare omogeneità di risposta su questo fronte drammatico e sconvolgente dato il coinvolgimento di milioni di persone che poi si traducono nella Minoranza emergente.

L’Europa si trova di fronte a sfide di fronte alle quali non può non reagire ma continua invece a balbettare proposte inefficaci. Ne è un esempio la transizione energetica in cui manca ancora una visione completa del futuro energetico che metterà a dura prova trasporti di merci materiali e immateriali, approvvigionamento energetico in un‘Europa la cui voracità è stata fatta coincidere con il suo sviluppo. Quando ci renderemo conto che dobbiamo diversificare lo sviluppo dei nostri popoli dal fabbisogno energetico, lasciando che questo sia solo “una” delle componenti del progresso anziché l’unica?

L’Europa sta trascurando il suo futuro demografico e politico-economico non affrontando il problema dei migranti. Al livello istituzionale la questione va affrontata come lo fu quella delle Minoranze linguistiche, etniche e religiose. L’elenco delle Dichiarazioni o dei Documenti che perseguono lo scopo di proteggere le minoranze è lungo a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata a New York il 10 dicembre 1948 per terminare alla Convenzione per la protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali, adottata a Parigi, il 20 ottobre 2005, passando per la Commissione di Venezia presieduta dall’italiano Prof. Capotorti. È il 1971 l’anno cruciale in cui il Giurista italiano viene incaricato alla redazione di un rapporto sullo stato dell’arte con particolare riferimento all’art. 27 del Patto internazionale dei diritti civili e politici.

Ne nasce un distinguo tanto sottile quanto essenziale circa la “non-discriminazione” dalla “protezione delle minoranze”, poichè se il primo si limita a una formale garanzia di uniformità di attribuzione a tutti gli individui di medesimi diritti doveri, la protezione- diciamo attiva- delle minoranze, implica l’adozione di misure speciali affinchè le minoranze e anche i suoi singoli componenti possano godere di preservare e sviluppare le caratteristiche che li rendono minoritari, una sorta di discriminazione positiva o propositiva. Tuttavia siamo sempre nella difesa di caratteristiche limitate ai fattori religiosi, etnici e linguistico-culturali.

L’Europa deve prendere atto delle “nuove” minoranze emergenti: dalla questione di genere in politica, agli LGBT, a minoranze da emarginazione sociale come migranti e, perché no, anche detenuti. Oggi Marco Pannella, massimo difensore-esegeta dei Diritti Civili, avrebbe continuato questa battaglia e forse sposato la causa che peroriamo.

L’Europa di oggi è squassata da un’altra guerra, più subdola e surrettizia, quella delle istanze regionali che da più parti, Scozia, Cataluna, Sardegna, Irlanda, Paesi baschi covano sotto la cenere e possono esplodere da un momento all’altro.

La proposta del Libro è quella “ idonea a far uscire il Continente dall’impasse in cui si è cacciato per voler perseguire solo una politica monetaria, consolidare il bilancio commerciale, creare un’area ottimale valutaria ma trascurando la politica estera e la difesa comune e soprattutto le giuste rivendicazioni che dal suolo delle Regioni si levavano e si levano tuttora inascoltate, neglette, additate di irrealistiche rivendicazioni e soprattutto tacciate di richiamo all’insurrezione solo perché contrarie al pensiero unico europeo.

Una proposta fattiva di riuscire a comporre le istanze regionali, le istanze commerciali e di sviluppo sui mercati globali, le istanze di libero scambio su base regionale anzichè statale con un’articolazione di Europa regionale. Lo Step Regionale è uno dei più interessanti per aprire nuove prospettive di un’economia regionale interdipendente basata su uno sviluppo circolare o con un’espressione, nuova, alveolare. In un aforisma stentoreo, già coniato da chi scrive3, si è più volte sintetizzata con la formula “dall’Indipendenza all’Interdipendenza”4, la nuova proposta, ponendo l’accento sulla speranza che solo così si possano sanare le pulsioni indipendentiste o francamente secessioniste.

Le realtà regionale è destinata ad incidere su scelte europee, la Brexit ha comportato problemi per il progetto di unificazione irlandese e la Scozia ha votato nel referendum in maniera totalmente differente dall’Inghilterra. Il Paese Basco e l’Irlanda del Nord fino a non molti anni fa erano prede della violenza delle armi5, finalmente deposte, anche se non tutti i problemi sono stati risolti.

La proposta non è quella irrealistica di una nuova Unione Europea, che nasca dal basso come espressione di federalismo regionale, ma in un’Europa a più velocità con forme più strette di cooperazione tra gli Stati Regionali.

Il dibattito che ne seguirà non potrà che prendere le mosse che da un tripode di argomentazioni, tra loro apparentemente differenziate, minoranze e migrazioni, rilancio dell’economia e soluzione delle spinte indipendentiste, solo movendosi dallo step regionale.

Aldo Ferrara, professore f.r nelle Università di Milano e Siena

Felice Besostri. Avvocato, già Senatore delle XIII legislatura, Autore della Prefazione

Efisio Planetta, già Consigliere Regionale della Sardegna per il Psd’Az

NOTE

1 Dalla Prefazione di Felice Besostri al volume “Next UE” di Aldo Ferrara ed Efisio Planetta

2 Ferrara A. L’Europa a 40 velocità. Un’ipotesi per rifondare la UE. Frontiere.eu, 8 novembre 2017

4 Ora titolo del par. 8 del Cap. Secondo del libro.

5 Il riferimento alle più durature e violente richieste indipendentiste non significa dimentica si sono verificate anche altrove come in Italia con il MIS- Movimento Indipendentista Siciliano di Finocchiaro Aprile (Cfr. Cap. Secondo, par. Dall’Indipendenza all’Interdipendenza) e il cosiddetto terrorismo altoatesino (https://www.sissco.it/recensione-annale/sudtirol-storia-di-una-guerra-rimossa-1956-1967/ ) con l’appendice una seconda ondata di attentati fra il 1986 ed il 30 ottobre del 1988. Né dimenticare che la creazione di un nuovo Cantone svizzero, il Jura, il 24 sett. 1978 con il consenso, in un referendum costituzionale, della maggioranza degli stati e del popolo a un periodo turbolento e violento per il distacco delle zone francofone dal Canton Berna.

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