di Corrado Gavinelli

“Un solo uomo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi”. Con queste concise ed concitate parole il radiocronista Mario Ferretti annunciava la fuga del grande campione italiano nella famosa tappa del 10 Giugno 1949, la divenuta storica Cuneo-Pinerolo del trentaduesimo Giro d’Italia, che finì con la strabiliante vittoria del fuggitivo in un distacco ragguardevole di quasi 12 minuti dal secondo (Gino Bartali, l’avversario di sempre) e venti dal terzo (Alfredo Martini).

Era, quella, la terzultima tappa della corsa, e costituiva una gara decisiva per la vittoria del Giro, che allora vedeva saldamente al comando Adolfo Leoni, dalle ultime sette tappe. Con quella vittoria la maglia bianco-celeste di Coppi venne gloriosamente sostituita con quella Rosa del primo in classifica, e Fausto la tenne fino al termine della intera competizione, conclusasi due giorni dopo a Monza.

Quella gara è stata considerata, da una giuria di 100 giornalisti internazioali, la “tappa numero 1 nella corsa rosa”, per il Giro d’Italia; e non solamente per il suo avventuroso svolgimento (una fuga caparbia del suo protagonista e il distacco impressionante tra gli arrivati al traguardo), ma anche per gli sventurati incidenti capitati agli altri concorrenti (tra cui lo stesso Bartali, che forò due volte).

Altre grandi tappe tuttavia sono passate per la città di Pinerolo ed il suo territotio, altrettanto importanti e entusiasmanti, sebbene non più sensazionali come quella mitica del 10 Giugno 1949, nella quale “un uomo solo al comando” sulle cinque fatidiche vette della tappa aveva strabiliantemente eseguito una impresa sportiva del tutto unica nella storia del Ciclismo.

Pinerolo e il Giro d’Italia

Il rapporto del Giro con Pinerolo si deve considerare quasi scontato per la presenza vicina delle Alpi con le sue ripide cime ardue e innevate (i famosi Cinque Colli: Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro, Sestriere): varie volte le competizioni ciclistiche nazionali (ma anche quella francese) si sono avvalse di queste difficili pendici per saggiare e valutare la capacità di azione, l’energia di resistenza, la volontà agonistica, dei partecipanti nel superare valichi e discese impegnative e continue; affrontate – allora – con leale sportività, e su strade terribilmente dissestate, con poco asfalto e del tutto sterrate, ma anche purtroppo poi compiute con atti scorretti e condannabili di impropri sostegni farmacologici insani e vietati.

E’ nel 1909 che il Pinerolese è stato coinvolto per la prima volta nella nota “gara in rosa”, così chiamata a causa del colore della maglia che contrassegnava il primo in classifica: era la iniziale edizione del Giro d’Italia, di sole otto tappe, con partenza da Milano e ritorno nella città lombarda; che ebbe in Luigi Ganna un solido, e solitario,  protagonista (dalla prima tappa: nella quale il campione, giunto presso il traguardo solo, malauguratamente cadde e dovette accontentarsi del quarto posto; passando però sùbito dopo alla testa della classifica per tutte le altre gare, e la durata dalla intera corsa).

Pinerolo non costituì una tappa del Giro in quella circostanza, ma un itinerario di passaggio nel percorso della Genova-Torino.

Il secondo appuntamento con Pinerolo si verificò poi un decennio dopo, nella già declamata competizione del 1949, mentre gli altri passaggi per la nostra cittadina proseguirono in una ricorrenza di ritorno con svariate scadenze annuali, anche piuttosto lunghe: dopo 14 anni nel 1964, altri 18 nel 1982, 11 nel 1993, e poi con frequenze più strette nel terzo Millennio (ancòra 12 anni fino al 2005, ma quindi solamente 2 al 2007, un altro paio al 2009, una quaterna per il 2013, e adesso ulteriormente soltanto 3 per arrivare al 2016).

In ognuna di queste edizioni la tappa pinerolese di maggiore riscontro è sempre stata quella storica proveniente da Cuneo, sebbene di quel tragitto siano state effettuate soltanto altre tre gare: nel 1964, quando fu vinta da Franco Bitossi, che precedette Vittorio Adorni e Gianni Motta con poco distacco; nel 1982, allorchè trionfò Beppe Saronni, che battè in volata la maglia-rosa Bernard Hinault (vincitore poi del Giro); e nella competizione del centenario (2009), in cui prevalse il discusso Danilo De Luca per un per nulla sportivo caso di assunzione di sostanze dopanti (che costò al vincitore – insieme al secondo arrivato, Franco Pellizzotti: entrambi risultati positivi alla verifica anti-droga – la giusta squalifica, e il conferimento della gara al terzo classificato, il russo Denis Men’šov).

Ma anche in tutti i Giri comunque, per quanto Pinerolo poteva venire a costituire soltanto un passaggio senza sosta, non sono mancati episodi rimarchevoli, eclatanti e degni di nota, per quanto a volte – purtroppo – pure essi non sempre sportivamente esaltanti: sempre nel 1964 (una corsa di 22 tappe) il campione francese Jacques Anquetil è stato l’assoluto vincitore incontrastato (sull’iniziale Vittorio Adorni e l’appena consecutivo Enzo Moser) e Maglia Rosa nelle ultime 12 gare; mentre nel 1982 è toccato a Vittorio Contini (terzo classificato al Giro) a proporsi come strenuo oppositore di Hinault sui colli più impegnativi dell’Izoard e del Sestriere. Nel 1993 invece si riscontra l’episodio, nella Pinerolo-Sestriere, della vittoria dello spagnolo Miguel Indurain (anch’esso vincitore del Giro e suo conduttore rosato nelle ultime 8 gare), fortemente contrastato sulla salita al Santuario di Oropa dal sovietico Pëtr Ugrumov (secondo classificato); e nel 2005 il successo del Sestriere arride al colombiano José Ruijano su Gilberto Simoni, che per questa sconfitta dovette lasciare la vittoria del Giro a Paolo Savoldelli, accontentandosi del secondo posto in tutto (in gara e al Giro).

Anche nella tappa da Serravalle Scrivia del 2007, il successo ottenuto da Alessandro Petacchi – risultato anch’egli positivo alla verifica dell’anti-dopaggio – venne attribuita, per squalifica, al secondo arrivato Gabriele Balducci.

Ed infine, nella edizione ultima del 2013, il percorso Cervere-Bardonecchia è stato coperto con perseguito orgoglio da Mauro Santambrogio, tagliando il traguardo in volata su Vincenzo Nibali (che è risultato tuttavia campione di quel Giro, e Maglia Rosa per le ultime 14 giornate consecutive su un totale di 21).

Il Giro degli sportivi

Dall’inizio del Novecento a questo secolo successivo, molte condizioni atletiche e tecniche sono drasticamente cambiate nella impostazione e nell’assetto dei Giri d’Italia: dalle manutenzione delle strade agli equipaggiamenti dei corridori, il progresso è stato rivolto al miglioramento atletico dei ciclisti ed allo spettacolo più effervescente delle corse, certamente con maggiore accortezza preparatoria e con più circospezione pratica di un tempo, per quello che era, e rimane tuttora, lo sport italiano più popolare sentitamente seguìto e non scalmanato.

Ancòra all’epoca di Copi e Bartali, che indossavano magliette facilmente inzuppabili dalla pioggia e indumenti elementari rispetto alle odierne tute magistralmente confezionate con materiali sintetici super-sofisticati, mi ricordo sempre che mi meravigliavo, da ragazzino, a sapere che per proteggersi dall’aria e dal vento i ciclisti indossavano – sotto l’indumento leggero, uno strato imbottito di semplice carta di giornale posto contro il torace, per mantenere una improvvisata, ma utilissima, intercapedine riparante che li salvaguardasse, riscaldandoli, per tutto il tragitto della corsa.

Un espediente rudimentale che oggi ci fa sorridere, ma che esprime in pieno lo spirito spontaneo di competizione e di spensierata scioltezza che animava quegli sportivi intrepidi nei confronti delle corse anche di maggiore impegno e importanza, e che corrispondeva del tutto agli stessi sentimenti e pensieri di chi li seguiva assiduamente e con allegra partecipazione nelle loro spericolate gare, accalcandosi festosi ai bordi delle strade, in una tifoseria appassionata ma non esaltata, e cordiale.

tratto da: Periodico ‘Vita Diocesana Pinerolese’ – 2016, N° 10 (Speciale Giro d’Italia – 21 Maggio) [17 Maggio]

 

Fausto Coppi nella sua prodigiosa scalata dell’Isoard durante la storica tappa, vittoriosa, Cuneo-Pinerolo del 10 Giugno 1949
Allegato-1-Vita-N°-10-Giro-Gavinelli-FIGURA-1-Fausto-Coppi-sullIzoard-nella-Tappa-Cuneo-Pinerolo-del-1949.j

 

 

Allegato 2 (Vita N° 10, Giro Gavinelli - FIGURA 2) Luigi Ganna, vincitore del primo Giro d'Italia nel 1909
Una immagine della prima competizione ciclistica italiana svoltasi nel 1909, con l’assoluto protagonista, il campione Luigi Ganna, alla scalata delle Alpi

 

Allegato 3 (Vita N° 10, Giro Gavinelli - FIGURA 3) Planimetria della storica Tappa alpina, la Cuneo-Pinerolo
Il percorso storico della Cuneo-Pinerolo nella versione (ripetuta sulla prima e originaria tappa del 1909) del Giro del Centenario (2009)

 

 

Allegato 4 (Vita N° 10, Giro Gavinelli - FIGURA 4) Altimetria della Cuneo-Pinerolo del Centenario (2009)
Il tragitto dei famosi Cinque Colli che hanno sempre segnato l’epopea migliore delle gare alpine nel Giro d’Italia

 

 

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La tappa pinerolose del prossimo Giro del 2016, giungente a Risoul, nel versante francese delle Alpi Marittime dopo il Colle Guillestre

 

 

 

 

 

 

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