di Stefano Mavilio

Roma, maggio 2020

A come Alberi

A come gli alberi del viale sul quale affaccio,

che francamente se ne fregano dell’emergenza

giacché in quanto specie, ci pre-esistono

e assai probabilmente ci sopravvivranno.

A come Autobus

Che denunciano la loro inadeguatezza

viaggiando troppo pieni di giorno

e vuoti la notte (con quale spreco di risorse!).

A come Auto elettrica

Comprare….

B come Baretto

Come ci manca il baretto;

ci manca perfino il videopoker – coagulo di compulsivi –

che comunque dispensa felicità, come il baretto medesimo.

C come Casa, Caseggiato, Cortile

C come casa, che per taluni è stata una sorpresa

più adusi ai luoghi di lavoro e al nomadismo;

per altri è stata una conferma

più adusi alla stanzialità della dimora

(vedi T come telelavoro).

C come caseggiato, insuperabile strumento urbanistico,

primo e potente aggregatore sociale dopo la dimora.

Andrebbe completamente ripensato ma permane in quanto idea.

C come il desolato cortile che mi si presenta davanti agli occhi

con il suo lastrico in mattonelle di cemento grigio,

quando potrebbe essere un magnifico pur se intimo giardinetto.

C come Città

Delle quali fin troppo si è visto e parlato,

omettendo di osservare che le città – per come le conosciamo – ci sopravvivono

(come gli alberi – v. sopra). I binari rimangono in terra, i lampioni in cielo.

I palazzi stanno e le strade vanno (per la loro strada?).

La questione meriterebbe di essere indagata.

È da preferirsi una mediocre bellezza, fatta di edifici che ci sopravvivono

e che seppelliscono le generazioni una dopo l’altra sempre uguali?

O non sarebbe da preferirsi una architettura meno bella

che possa farsi e disfarsi nel tempo di una generazione?

D come Deserto

Nel deserto non ci sono negozi chiusi e scuole chiuse e uffici chiusi,

perché non ci sono negozi né scuole né uffici.

Dovremmo dire piuttosto deserto-di-persone.

D come Domotica

Ci manca.

Eppure ce la promettono da anni.

E come Elettrico

Da bambini avevamo il trenino (elettrico).

Oggi abbiamo le automobili (poche).

A parte l’evidente differenza di prezzi e di prestazioni

diamoci da fare e rottamiamo le nostre orrende e fetide vetture,

rimarremo bambini pur senza i trenini.

F come Fuori

F come fuori che inesorabilmente ci rimanda al dentro

in una complice e inestricabile dualità,

secondo l’opinione di Frank Lloyd Wright,

per il quale il dentro è fuori e viceversa.

La nostalgia maturata ultimamente, è parimenti per il dentro e il fuori

e la gioia di esserci – pure (dove? Ovunque).

G come Gestione delle risorse

Tanto si sarebbe potuto fare

in termini di gestione degli spazi e delle risorse urbane;

osservo che le nostre strade sono rimaste vuote per 60 lunghi giorni

ma non ho visto operatori di alcun tipo.

Si sarebbe potuto metter mano a tanti piccoli e grandi lavori

per farci trovare una città migliore al rientro.

H come “ho voglia di normalità”

e di un bacio, di una carezza. Di un caffè, di un tramezzino.

Una cena a casa di amici, una gita in macchina senza meta né scopo.

Soprattutto ho voglia di lavorare.

I come “Io te voglio bene assaie”

Io te voglio bene assaie
E tu nun pienze a me!
(Roberto Murolo)

I come Italia

E tutte le orrende storpiature al suo bel nome,

che secondo taluni deriverebbe dall’accadico “Atalu”

che significa “terra del tramonto”,

a cui corrispondeva la parola etrusca “hinthial” che vuol dire “ombra”.

(Giovanni Semerano)

L come Libro

che come diceva Graucho Marx

all’infuori del cane è il migliore amico dell’uomo

all’interno del cane fa troppo buio per leggere.”

E che apre la mente, conforta, rasserena, avvince, innamora.

M come Mano, Maniglia, Manipolare

Mano, strumento tanto elementare quanto meraviglioso

mediante il quale imparammo a contare e a scrivere.

Fatene un buon uso.

Si dice infatti:

gioco di mano gioco di villano” ad indicarmene un cattivo uso

e “stringiamoci la mano” ad indicarne il potenziale inattuato.

Maniglia, strumento tanto elementare quanto meraviglioso,

creato dalla mano di qualcuno,

che si replica sempre uguale a se stessa

e non smettiamo mai di manipolare.

Manipolare oggetti o umani non è esattamente la stessa cosa.

N come Napoli

Vorrei tanto una pizza e un orizzonte. Magari uno nuovo.

N come Naso

Durante la quarantena, avete notato quanto è grande il vostro naso?

N come Negozi

La riscoperta del negozietto sotto casa:

del pidocchietto, come si diceva una volta, dello zozzetto, del caccolaro.

E se la grande distribuzione ci avesse fregato?

Come in molti altri luoghi delle nostre vite, la qualità non dimora colà.

Forse dimorava dallo zozzetto. E pure dal caccolaro.

N come natura umana

Quella dei politici non la cambi, stanno già litigando per il dopo.

Tutti gli altri fanno anche peggio.

O come ohhhhhhh!

Stupore, il mondo dunque esiste anche senza gli umani.

P come Perché

Perché si è persa l’occasione della pandemia

(strade vuote, assenza di traffico e di pedoni)

per mettere mano alle piccole manutenzioni di cui la città necessita?

(L’ho già detto?).

Q coma Qualità (già citata alla voce N come negozi) che non è Quantità

La qualità non è quantità.

La qualità non è numerica, è simbolica.

La qualità è nelle piccole, come nelle grandi cose: non costruite cattedrali nel deserto, intervenite dove serve e ad un prezzo ragionevole.

La qualità è nel sapere, nella verità; la quantità genera ignoranza.

Come rammentava recentemente il bambino Gramellini, episteme non è doxa.

La verità non si vende né si compra; le opinioni -invece- vengono via per pochi centesimi.

R come Rapidità.

Che pur essendo uno dei temi delle lezioni americane di Calvino

non è mai stata di moda dalle nostre parti. La qual cosa meriterebbe una riflessione.

Forse che se fossimo rapidi, scopriremmo che le cose sono più facili a farsi che a dirsi?

Sospetto che la cosa darebbe fastidio non poco ai professionisti della lentezza.

(Essere rapidi, correre, dis-correre, ragionare. Questa in rapida sintesi, una pagina di Calvino). E non si dimentichi – comunque – la virtù contraria, la lentezza,

che essendo attributo saturnino per eccellenza, si addice “agli artisti, ai poeti, ai cogitatori”.

Di quali si sente la mancanza.

S come Salutare

Magari con un inchino

alla maniera orientale, che è assai rispettosa dell’altro;

e basta con quegli orribili ed ipocriti bacetti.

T come Telelavoro

La cui irruzione ci ha reso improvvisamente contemporanei:

videoconferenze, meeting, meet-up, tesi di laurea e lezioni,

perfino video amoreggiamenti.

E tanti concerti e sbandieramenti on-line.

Per accorgersi che le connessioni sono lente e che talvolta si bloccano addirittura.

A quando la fibra? E soprattutto: a quando internet gratuito ai non abbienti?

U come Utopia

Parola desueta, dimenticata, inattuale.

Eppure farebbe tanto bene provare ad immaginare una società diversa,

forse migliore, salvo scoprire che la società siamo noi,

che nonostante la pandemia, siamo rimasti rissosi e non utopici per definizione.

V come Veicolo, Violenza

Stando a casa ho scoperto – lo sospettavo –

che i media spesso veicolano violenza, come spesso anche i veicoli peraltro

Z come Zoddo

Magistralmente interpretato da Aroldo Tieri

per chi ha visto Carosello e per terminare in allegria.

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Stefano Mavilio, Architetto, n. 1957. Vive a Roma dove esercita la libera professione in forma singola e associata. Negli ultimi anni ha maturato esperienza come progettista di spazi per le celebrazioni liturgiche. Tra le realizzazioni si segnalano: la nuova aula detta Sala della Pace nel complesso monumentale di S. Rita a Cascia - 2009; il complesso parrocchiale di S. Bernardino Realino a Lecce - 2013 e il complesso parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo a Roma - 2014; la ristrutturazione della cappella di S. Monica, presso la Curia Agostiniana, Roma, 2022. Nel 2005, per i tipi della Electa, ha pubblicato la "Guida all’architettura sacra di Roma 1945-2005"; nel 2014, per le edizioni Nuova Phromos di Perugia ha pubblicato "L'architettura è una scala - la scala di Giacobbe dell'architettura"; nel 2022 per Amazon prints ha pubblicato il "Manuale per giovani architetti". È professore a contratto presso la Facoltà di Architettura la Sapienza-Roma dove dall'anno accademico 2018-’19 tiene il corso di "Progettazione dello spazio per la liturgia-Design for sacred space". Nel 2000, per conto della CEI-Conferenza Episcopale Italiana, organizza il primo "Master in Progettazione di Chiese". È coordinatore didattico e scientifico del "Master in progettazione degli edifici per il culto", organizzato dal DIAP Sapienza Roma e docente presso OCRA, Officina creativa dell'abitare, a Montalcino.

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