Miami è una città di quattrocentomila  abitanti (5.400.000 nell’area metropolitana) degli Stati Uniti d’America, è il capoluogo della Contea di Miami-Dade.

Considerando unicamente il numero di abitanti che si trovano all’interno dei suoi confini amministrativi, è la seconda città della Florida, ma l’area urbana nel suo complesso è di gran lunga la più popolata dello stato. Miami è il capoluogo e il principale centro della contea di Miami-Dade.

Miami fu fondata ufficialmente come città il 28 luglio 1896, con una popolazione di circa 400 abitanti. Nel 1940 vi risiedevano già 172.172 persone.

Secondo il censimento del 2000, la città aveva una popolazione di 362.470 abitanti, mentre la vasta area metropolitana ne contava in totale oltre 2 milioni. Nel 2006, la popolazione registrata dall’U.S. Census Bureau è salita a 404.048 abitanti.

L’esplosione demografica di Miami negli ultimi anni è stata determinata dall’immigrazione, sia dall’estero sia da altre città degli Stati Uniti. A Miami sono presenti molte etnie ed è forte l’influenza delle grandi comunità latinoamericane e caraibiche di lingua spagnola e creola.

Due vascelli della Marina degli Stati Uniti sono stati denominati USS Miami, in onore alla città.

La Storia

L’origine della parola Miami è incerta. Una delle possibili radici potrebbe essere un’espressione dei nativi americani per indicare l’acqua dolce. La zona è, infatti, ricca d’acqua. Un’altra teoria è che il nome provenga dal lago Mayaimi (ora denominato lago Okeechobee, che significa “l’acqua grande”), chiamato così per la tribù Mayaimi, che un tempo abitava sulle sue rive.

I nativi americani occuparono la regione di Miami circa 10.000 anni fa e negli anni della colonizzazione europea, con la tribù Tequesta, controllarono la parte più meridionale della Florida. Ponce de León fu tentato inizialmente di occupare la zona intorno al 1500, ma i suoi uomini non poterono difendere il territorio contro i bellicosi nativi, di conseguenza si spostarono a nord in una zona più scarsamente popolata. Per la maggior parte del primo periodo coloniale, la zona di Miami fu visitata soltanto occasionalmente dagli europei.

L’insediamento americano

Nel 1566 Pedro Menéndez de Avilés e i suoi uomini riuscirono a stabilire un insediamento nel territorio dei Tequesta e l’anno successivo costruirono una missione alla foce del fiume Miami. Nel 1743 gli spagnoli costruirono un forte e molti coloni edificarono le loro case e fattorie lungo il corso del Miami e sulla baia di Biscayne.

Durante gli anni successivi molti avventurieri dalle Bahamas furono attirati nella Florida del sud dalla caccia ai tesori delle navi che affondavano lungo la barriera corallina delle isole Keys e della costa. Contemporaneamente dal nord arrivarono gli indiani Seminole. Nel 1830, Richard Fitzpatrick acquistò la terra sul fiume Miami e impiantò con successo una piantagione in cui coltivò canna da zucchero, banani, mais e vari tipi di frutta tropicale. Fort Dallas fu costruito nella piantagione di Fitzpatrick nella parte nord del fiume. Miami si trasformò in una zona di guerra durante la seconda guerra Seminole e molti dei residenti non indiani erano i soldati di stanza a Fort Dallas. Fu la guerra indiana più devastante nella storia americana e causò la perdita quasi totale della popolazione.

Dopo che nel 1842 la seconda guerra Seminole si concluse, il nipote di Fitzpatrick, William English, ristabilì la piantagione a Miami, pianificò di costruire “il villaggio di Miami” sulla riva sud del fiume e riuscì a vendere molti lotti di terreno. La terza guerra Seminole (1855-1858) non fu distruttiva quanto la seconda, nondimeno rallentò lo sviluppo della Florida sudorientale. Alla conclusione della guerra, alcuni dei soldati si stabilirono a Miami, mentre i Seminole rimasero nelle Everglades. Nel 1890, soltanto una manciata di famiglie aveva fatto di Miami la propria casa.

Nel 1891 Julia Tuttle, una ricca donna di Cleveland, acquistò una vasta piantagione di agrumi nella zona e cercò di convincere il magnate delle ferrovie Henry Flagler, a espandere la sua linea ferroviaria, la Florida East Coast Railroad, verso sud, ma questi rifiutò l’offerta. Nel 1894, tuttavia, la Florida fu colpita da un rigido inverno, che distrusse tutti i raccolti di agrumi nella parte nord dello Stato. Fortunatamente Miami fu risparmiata e gli agrumi della signora Tuttle si trasformarono negli unici reperibili sul mercato quell’anno. Scrisse di nuovo a Flagler, persuadendolo a visitare la zona: alla fine del suo primo giorno di visita giunse alla conclusione che Miami era pronta per espandersi.

Inizialmente molti cittadini volevano chiamare la città Flager, ma Henry Flager li convinse che non avrebbe dovuto chiamarsi con il suo nome. Così il 28 luglio 1896, fu fondata la città di Miami con 444 abitanti (243 dei quali bianchi e 181 neri). Nel 1900 la popolazione era salita a 1.681 persone, nel 1910 a 5.471 e nel 1920 a 29.549.

Lo sviluppo di Miami fino alla seconda guerra mondiale fu esponenziale: all’inizio degli anni venti, le autorità legalizzarono il gioco d’azzardo e non applicarono mai troppo rigidamente il Proibizionismo, questo fece sì che migliaia di persone emigrassero a Miami dal nord degli Stati Uniti, generando una crescita nell’edilizia che non aveva precedenti. Alcuni edifici furono rasi al suolo dopo meno di dieci anni dalla loro costruzione per far posto a nuove e più grandi opere architettoniche. Questo boom speculativo e la realizzazione di nuove strutture cominciò a rallentare quando la quantità di materiale da costruzione causò il sovraccarico del sistema di trasporto locale. A volte le navi da carico finivano in secca, bloccando il porto. Alla fine il trasporto soffocò e il sindaco impose l’embargo su tutte le merci in ingresso, tranne che alle derrate alimentari. La bolla economica collassò definitivamente nel 1926 con l’arrivo del Grande Uragano di Miami e con la Grande depressione negli anni successivi.

Alla metà degli anni trenta fu costruito il quartiere Art Déco di Miami Beach (ora città a sé stante) e con l’inizio della seconda guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti approfittò della posizione strategica della città per costruire centri di addestramento, punti di rifornimento e stazioni per le comunicazioni. Alla fine del conflitto, molti degli uomini e delle donne di stanza a Miami vi si stabilirono definitivamente, spingendo la popolazione fino alla soglia dei 500.000 abitanti.

A seguito della rivoluzione cubana del 1959 che destituì la dittatura di Fulgencio Batista, e portò Fidel Castro al potere, gli esuli cubani cominciarono ad arrivare in Florida in massa. In realtà si trattava di coloro che con la dittatura di Batista e con gli americani avevano intrattenuto stretti rapporti. Inoltre, approdarono in Florida numerosi galeotti, incoraggiati da Castro a lasciare Cuba. Nel solo 1965, più di 100.000 cubani arrivarono con i “voli della libertà”, effettuati due volte al giorno, fra L’Avana e Miami. Molti dei fuggitivi erano membri delle classi medie, che al loro arrivo negli Stati Uniti avevano perso quasi tutti i loro averi. La città accolse gli esuli, molti dei quali si stabilirono nel quartiere di Riverside, che da allora prese il nome di Little Havana. La comunità ispanica cominciò a diventare predominante e lo spagnolo a essere la lingua più comune.

Negli anni fra il 1960 e il 1970, la Procura Generale era solita garantire dei permessi speciali (chiamati parole) ai cubani che entravano nel paese, ai quali dopo almeno un anno di permanenza sul territorio americano, veniva assegnato il permesso di soggiorno permanente (la green card). Nel 1980 Miami fu protagonista del più grande esodo della storia americana: un’unica flottiglia di piccole imbarcazioni approdò sulle rive della Florida trasportando 150.000 esuli provenienti da Cuba.

Negli anni ottanta Miami ha visto un incremento di immigranti da altre nazioni e in particolar modo da Haiti. Nel 1990 la presenza degli haitiani è stata riconosciuta con l’aggiunta della lingua creola alle schede elettorali.

Nel 1994, per prevenire altri esodi di massa, l’amministrazione Clinton annunciò un significativo cambiamento nella politica americana: gli esuli intercettati in mare non sarebbero stati accolti negli Stati Uniti, ma presi in custodia dalla Guardia Costiera e portati presso le installazioni militari americane di Guantanamo e Panamá. Nei primi otto mesi del 1994, oltre 30.000 cubani e più di 20.000 haitiani furono portati nei campi d’accoglienza fuori dagli Stati Uniti e in seguito rimpatriati.

Nei secondi anni novanta Stati Uniti e Cuba firmarono degli accordi tesi a normalizzare il flusso migratorio fra i due paesi: si ottenne l’ufficializzazione della nuova politica americana nei confronti dei rifugiati e l’impegno da parte di Cuba a fermare le eventuali imbarcazioni dirette in Florida e a non perseguire i rimpatriati. Gli accordi con il governo cubano diedero origine anche alla politica del “piede bagnato-piede asciutto”, che permette agli esuli cubani che riescono ad arrivare sulla terra ferma, di avere il permesso di soggiorno.

L’atmosfera latina di Miami ha reso la città una delle più popolari per i turisti e gli immigranti di tutto il mondo ed è diventata la terza porta d’ingresso agli Stati Uniti, dopo New York e Los Angeles. La maggior parte delle comunità europee d’immigranti sono recenti e sono per buona parte composte da persone di alto reddito, che vivono a Miami solo una parte dell’anno. Miami ospita la più ricca comunità italiana degli Stati Uniti, molto attiva nella moda e nella produzione di barche. Senza contare le persone di origine italiana (circa 300.000) sono circa 45.000 coloro che, nati in Italia, risiedono nella maggiore città della Florida. Miami ha uno dei maggiori consolati italiani negli Stati Uniti ed è una delle quattro destinazioni statunitensi dell’Alitalia. Comunemente si pensa che gli immigranti di Miami siano soprattutto ispanici e caraibici, ma la città ospita anche le più grandi comunità di  finlandesi, francesi, sudafricane degli Stati Uniti e tra le più grandi israeliane, russe e turche.

 

Hemingway e Willeford

Due libri da leggere per capire Miami.

Il primo è un classico,  Ernest Hemingway,   uno scrittore che dalla Florida e il suo mare ha ricevuto molto in termini di ispirazione..
Nel suo Avere o non avere uno dei tanti romanzi scritti nella casa di Key West, Hemingway racconta la storia di Harry Morgan, ex poliziotto di Miami, noleggiatore di barche e contrabbandiere. Un personaggio creato ispirandosi a Josie Grunts, proprietario di un bar di Key West che affittava la sua barca allo scrittore per le battute di pesca del pesce spada.

Il secondo libro invece è il noir, che rese celebre lo scrittore Charles Willeford grazie al personaggio del detective Hoke Moseley. Un libro duro e avvincente, dal quale ha tratto ispirazione nientemeno che Quentin Tarantino per la realizzazione del cult Pulp Fiction.

Vivere a Miami

“Florida, Stati Uniti D’America: in nessun altro posto al mondo, gli standard di vita occidentali si uniscono in maniera armoniosa al clima e al calore tipico degli stati del Sud America come avviene qui. Prendete il mare delle Bahamas e Cuba. Unitelo ad infrastrutture funzionanti ed alla mentalità pragmatica e funzionale degli americani. Benvenuti nel Sunshine State.
Ci sono molti motivi per scegliere le città della Florida – e non solo la sua “stella” Miami – come meta per vivere o per passare qualche anno di vita. Il clima, certamente. Anche se quest’anno è arrivato per la prima volta un inverno freddo come pochi altri. La temperatura media annuale si attesta sui 27 gradi, la minima é di 16 gradi. Bisogna davvero amare il caldo per sopportare la famigerata umidità estiva che regna tra luglio e settembre. In ogni caso non esiste posto, in Florida, che sia lontano più di 90 miglia dal mare.
Lo Stato più a sud degli Usa ora conta 18 milioni di abitanti, e si avvia a superare in pochi anni la popolazione dello Stato di New York. Miami è la capitale americana del commercio internazionale, complice la vicinanza all’America del Sud e la sua immensa comunità latino-americana che rendono questo posto unico al mondo. Intorno alle città c’è ancora tantissimo spazio non ancora abitato: qui, dai tempi della conquista del West, è cambiato poco: quasi ovunque è possibile comprare terreno e costruirsi la casa dei sogni. I classici problemi delle costipate città europee in Florida non esistono. Esistono invece programmi del Governo a favore dei lavoratori che devono comprare casa.
Sará forse per questo che lo Stato assomiglia ad una moderna Babele, con ben 4 milioni e mezzo di persone che comunicano esclusivamente usando lo spagnolo, o addirittura le lingue asiatiche. Puó quindi capitare di girare per le strade di Miami ed incontrare persone che non conoscono affatto l’inglese!
Il basso regime fiscale rimane uno dei fattori più attraenti per persone e aziende: Non ci sono tasse sulla persona, in Florida, qui si pagano solo le tasse federali, che mediamente si fermano al 20 per cento. L’Iva poi – il 7 per cento – non ha niente a che fare con quella italiana. Le imprese italiane lavorano soprattutto nei settori dell’arredamento, della nautica, dei gioielli, e naturalmente nell’abbigliamento e nel settore alimentare. Miami attira molti giovani italiani, il visto però rimane l’ostacolo maggiore: lavorare regolarmente negli Stati Uniti vuol dire farsi sponsorizzare da un’azienda, e poche sono disposte a farlo”. Molti perció decidono di arrivare qui con un visto turistico e cercare lavoro sul posto. Passare in Florida gli anni della pensione, per un italiano, potrebbe voler dire tornare in Italia di frequente per rinnovare il permesso di soggiorno.
In ogni caso, decidere di accollarsi queste difficoltá e trasferirsi qui, porterebbe immediatamente una serie di vantaggi importanti. Scordatevi ad esempio i racconti dei nonni a proposito di telefonate intercontinentali costosissime per parlare con lo zio d’America. Negli ultimi 10 anni internet, sotto tantissimi aspetti, ha rivoluzionato lo stile di vita di milioni di persone. Basta pagare una decina di dollari al mese per parlare senza limiti con l’Italia utilizzando qualsiasi cellulare e sfruttando la rete. Scordatevi le cifre impossibili che ogni giorno vi chiedono gli operatori telefonici italiani. Per chiamare illimitatamente ogni telefono degli Stati Uniti, bastano solitamente 50 dollari al mese. Dulcis in fundo, prima di partire buttate via la chiavetta internet: Miami ed Orlando sono infatti due tra le cittá piú connesse del mondo. Questo vuol dire che é possibile connettersi al web gratuitamente in ogni luogo pubblico, spesso anche dalla spiaggia.
Recentemente l’amministrazione Obama ha promosso un programma di sviluppo per la rete che qualcuno ha definito il “nuovo Piano Marshall”: un ente governativo appositamente creato promuove e sponsorizza lo sviluppo e la conoscenza della banda larga tra i cittadini americani, controllando anche i parametri della velocitá di connessione al web tra i diversi Stati.
Chi lavora in Florida guadagna mediamente bene, anche se ovviamente dipende da ruolo e mansione. Lo stipendio medio (sul quale non ci sono tasse statali, ma solo federali) é di 40.000 dollari, cioé circa 30.000 euro all’anno, cifra tra le piú alte negli Stati Uniti del Sud.”

via: http://simonefazzari.blogfree.net/

Link utili: http://www.miami.com/

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