Come cercare di migliorare ulteriormente la collaborazione istituzionale fra servizi segreti e magistratura, due mondi molto diversi fra loro che nella storia dell’Italia repubblicana si sono spesso scontrati, soprattutto nel corso delle indagini (negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta) su terrorismo, criminalità organizzata e colpi di Stato presunti o mai attuati.
Questo lo scopo del libro Intelligence e magistratura, dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria, scritto dal professor Mario Caligiuri, docente di pedagogia della comunicazione presso l’Università della Calabria, e pubblicato dalla casa editrice Rubbettino.
Il volume è stato presentato a Roma nella sede della Lega italiana dei diritti dell’uomo. Sono intervenuti il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e presidente della fondazione Icsa (Intelligence culture and strategic analysis), e il magistrato Giancarlo Capaldo della Procura di Roma. Il giornalista Giuseppe Mazzei ha moderato l’evento.
“Intelligence non è una brutta parola – ha spiegato l’autore – deriva da intelligenza che a sua volta deriva dal latino intelligere che significa comprendere, rendersi conto di qualcosa, valutare”.
“La raccolta di dati e informazioni è qualcosa che esiste fin dai tempi antichi. Pensiamo a Mosè che, prima di arrivare nella terra di Canaan, invia 12 esploratori, uno per ciascuna tribù ebraica, per avere notizie sul territorio. È qualcosa che facciamo tutti noi nella vita quotidiana e così anche le aziende e infine lo Stato che ne fa uno strumento al servizio di tutti i cittadini, anche se spesso non ne siamo consapevoli”.
Secondo Caligiuri l’attentato dell’Isis a Parigi nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo (7 gennaio 2015) ha cambiato notevolmente la percezione del ruolo dell’intelligence nell’opinione pubblica europea e italiana. Da allora ha smesso di essere considerata “qualcosa di oscuro e pericoloso” e “i mezzi di comunicazione la citano continuamente come strumento di difesa indispensabile per la democrazia”.
Il professore ritiene infine che la riforma del 2007 sulla struttura e organizzazione dei servizi segreti italiani abbia rappresentato un fondamentale passo in avanti. Lo conferma “l’assenza di gravi reati attribuibili a esponenti dell’intelligence negli ultimi 10 anni”, a differenza degli episodi di “eversione e depistaggio di indagini” negli anni della Guerra Fredda e dei casi di “corruzione e raccolta dati per fini privati” nel periodo precedente alla riforma.
“La magistratura – ha affermato il generale Tricarico – ha sospettato molte volte che l’attività dell’intelligence fosse in qualche modo illegittima e, viceversa, i servizi hanno spesso temuto le ingerenze dei magistrati. Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, un certo clima di sospetto reciproco ancora persiste, come dimostra un caso relativamente recente come quello di Abu Omar”.
L’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare ha poi citato i risultati di un sondaggio organizzato dalla fondazione Icsa nel 2010, secondo cui “il 61,8% dei cittadini italiani ha fiducia nei servizi di informazione e sicurezza, l’87% ne condivide l’operato e il 51,2% ritiene che grazie ad essi siamo più al sicuro da minacce e attentati”.
“Risultati sorprendenti”, ha aggiunto, nonostante i quali chi dirige la nostra intelligence dovrebbe “comunicare meglio i risultati positivi raggiunti, restando ovviamente nei limiti della doverosa riservatezza”.
Come ulteriore passo di avvicinamento fra i due mondi, il generale Tricarico ha infine suggerito l’inserimento di rappresentanti della magistratura nel Comitato di analisi strategica antiterrorismo, organismo permanente, istituito nel 2004, a cui partecipano tutte le forze di polizia per condividere e valutare informazioni sulle minacce terroristiche interne e internazionali.
“Per i servizi segreti – ha dichiarato Capaldo – vorrei più mani libere dal punto di vista burocratico, ma più responsabilità politica per chi li dirige. Purtroppo, per molti anni, nel nostro Paese l’intelligence è stata comunemente associata solo a episodi oscuri della storia italiana come il Piano Solo, il golpe Borghese e i depistaggi nelle indagini su terrorismo e criminalità organizzata. Situazioni che hanno portato a momenti critici non solo il rapporto fra servizi e magistratura, ma anche quello con tutte le forze di polizia. Ma oggi la situazione è molto migliorata e si è arrivati a un buon livello di collaborazione istituzionale. Ed è vero che la riforma del 2007 ha giovato non solo all’organizzazione, ma anche all’immagine dell’intelligence italiana”.
Alessandro De Vecchi
tratto da:
http://www.frammentidipace.it/Pages/CulturaeSocieta/2816/Magistratura_e_servizi_segreti_due_mondi_diversi_che_devono_collaborare
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