di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** *già sottosegretario all’Economia ** economista

Fin dal suo inizio l’Unione europea ha sempre combattuto la formazione di cartelli tra banche, assicurazioni, imprese ed altri attori economici. Insieme ai monopoli e agli oligopoli, i cartelli rappresentano una vera minaccia al corretto funzionamento del mercato.

Certe imprese, per fissare e alzare i prezzi o per dividersi il mercato in modo da avere posizioni dominanti o di monopolio, deformano la sana concorrenza creando dei cartelli, cioè delle alleanze e degli accordi segreti con alcuni concorrenti. Simili comportamenti distorcono il mercato e bloccano le innovazioni tecnologiche e i miglioramenti della stessa qualità dei prodotti. Di conseguenza i consumatori pagano di più per prodotti e servizi di qualità più bassa.

I cartelli contengono i semi della corruzione e della manipolazione occulta non solo dei prezzi e, a lungo andare, possono sollecitare anche infiltrazioni del crimine organizzato.

Perciò decisivo è il ruolo delle agenzie di vigilanza e antitrust. Spesso esse si trovano di fronte a sfide continue e ardue. Come nella lotta all’AIDS, anche il virus della manipolazione dei prezzi e la formazione dei cartelli mutano continuamente. Occorre, quindi, avere degli strumenti di indagine, di deterrenza e di repressione sempre più precisi ed efficaci.

Negli anni in Europa le multe applicate contro i cartelli e le deformazioni del mercato sono cresciute di valore. Nel 2014 sono state di circa 2 miliardi di euro. Ciò sta ad indicare che sotto il tappeto si nasconde molta illegalità. Forse crescente. In Italia nel 2013 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato 116 indagini per manipolazioni. Di queste 86 si sono concluse con sanzioni per 9,3 milioni di euro. Ci sembra veramente ancora troppo poco!

Più recentemente sono emersi anche grandi e pervasivi intrighi nel settore dei servizi finanziari. Per esempio, alla fine del 2014 la Commissione europea ha multato per 120 milioni di euro la JP Morgan, l’UBS ed il Credit Suisse per aver creato illecitamente un cartello allo scopo di manipolare il tasso di interesse del franco svizzero all’interno della definizione del Libor. Nella stessa operazione si alteravano anche i tassi di interesse sui derivati.

Come abbiamo più volte denunciato, questi “giochi sporchi” sui tassi del Libor, sui mercati Forex e simili sono il frutto di cartelli creati dalle grandi banche internazionali, veri “pupari” che hanno “guidato” i mercati a loro vantaggio. Le indagini in corso sono molte, come noto. Le multe, invece, purtroppo sono irrisorie rispetto alle montagne di guadagni illeciti.

Tutti i settori economici, da quelli più semplici a quelli più complessi, non sono immuni da tali pratiche. Si va dal mercato del pesce a quello dei prodotti agricoli, da quello dell’hardware informatico, dei parabrezza, delle vitamine alla distribuzione del gas. A rimetterci sono sempre i consumatori.

Per fortuna la consapevolezza di tali distorsioni cresce sempre di più nei singoli cittadini e nelle associazioni dei consumatori. Lo stesso regolamento 1/2003 dell’Ue sollecita i soggetti privati e la società civile a presentare reclami alle autorità garanti della concorrenza, ai tribunali e alla Commissione.

E non è secondario che la stessa Commissione europea, con un piccolo sostegno attuativo del suo Programma di “Prevenzione e lotta al crimine“, abbia finanziato alcune associazioni italiane, bulgare, rumene ed inglesi per preparare uno specifico modello di indagine finalizzato ad individuare l’esistenza di eventuali cartelli di imprese in segmenti del mercato.

Il citato progetto transnazionale si chiama TECoL, Tool for Enforcing Competition Law (www.tecol.eu). Ci sembra importante oltre che positivo la definizione di un modello che , applicando nell’antitrust la teoria matematica dei giochi vincitrice di premi Nobel, “predice” il comportamento di mercato probabile di una o più imprese in un ambiente di libera concorrenza e reagisce in presenza di una discrepanza rilevante tra il comportamento atteso dei partecipanti e quello effettivo.

Del resto le organizzazione dei consumatori e anche singole imprese spesso percepiscono le anomalie ed i comportamenti scorretti senza riuscire a trovare prove sufficienti a suffragare i loro sospetti e quindi a difendere i loro diritti e i loro legittimi interessi. Speriamo che il progetto in questione abbia successo e porti ad un valido modello applicativo.

Allo scopo i dati dell’Eurostat e dell’Istat, come dal percorso indicato da TECoL, inseriti in un calcolatore che utilizza un algoritmo sviluppato da giovani ricercatori e matematici, dovrebbero portare all’individuazione delle situazioni non coerenti con il normale funzionamento del mercato e della libera concorrenza.

Qualora la funzione matematica dovesse indicare un’anomalia, la ricerca dovrebbe essere approfondita dagli organismi di vigilanza antitrust.

La nuova Europa e la nuova Italia, secondo noi, si costruisce anche così, con l’impegno diretto e quotidiano dei cittadini e delle loro associazioni.

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