FKS_Riflessi,riflessioni.
di Leonardo Servadio

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Scritto nel 2005, sulla base di una serie di interviste perlopiù telefoniche, questo volume – che di fatto risulta come una autobiografia dialogata di Massimiliano Fuksas – già edito in forma cartacea da Medusa, viene ora ripresentato in formato elettronico.
Lo studio Fuksas, oltre che da Massimiliano è animato da Doriana Fuksas. Da quando il volume è uscito la prima volta, la fama dello Studio è cresciuta e, soprattutto in Cina e in altri luoghi dell’Oriente, si sono moltiplicati i suoi interventi architettonici. Ma un tema sembra essere rimasto come “cifra” distintiva del suo progettate: “riflessi e riflessioni”. Non solo parole, ma un modo di forgiare la realtà componendo corpose presenze in cui si allineano partizioni ritmiche che misurano spazi di vasto chiarore come ad indicare un al di là del limite: che li si guardi dall’esterno o dall’interno, ci si sente prossimi a quanto stia al di là del limite
La superficie geodetica, da Fuksas esplorata nella lunga pensilina trasparente che caratterizza la Fiera di Milano Rho disegnando un cielo vicino animato da morbide spinte e da richiami terricoli, come un lunghissimo lenzuolo che una buona quanto gigantesca massaia scuota al sole e al vento dopo averlo raccolto dal filo dove era steso ad asciugare, così da fargli assumere una plastica orizzontalità sorretta dall’aria, si ripresenta in diverse altre versioni: nell’aeroporto di Shenzhen in cui sembra respirare nel volo di fantastici dirigibili, come negli Archivi nazionali di Francia a Pierrefitte sur Seine o nella “Nuvola” che si appresta a divenire un nuovo simbolo della Città Eterna: già ricolma di elementi singolari e caratteristici, ma sinora mai riflessa in un corpo etereo, capace di levitare e di trasportare in una dimensione densa di sola luminosità un agglomerato di storia sinora dotato di innumerevoli petrose partiture in cui archeologia e destino futuro sembrano sempre fondersi in un unicum indiviso. La “Nuvola” apre un sogno nuovo in quel contesto. E si candida a segnare come nessun altra architettura il passaggio al terzo millennio.
Ma il tema è “riflessi”, non “trasparenze”: le superfici specchianti dell’acqua sono l’origine del fascino che si ritrova in tante opere, come per esempio le case delle isole Lyon in Francia: facciate a specchio esse stesse, ma non dotate dell’uniformità piatta del vetro, bensì del leggero, fluido, morbido andamento di lamiere troppo sottili per presentarsi rigide, e, soprattutto, sgargianti di riflessi e riflesse esse stesse nell’acqua. La cui superficie sa essere perfettamente piana e levigata al punto che la luce vi scorre sopra in modo assolutamente uniforme, ma senza mai acquisire la durezza del materiale pesante. Riflessi su superfici in cui la limpida linearità si associa alla perfetta potenziale plasticità.
Dietro la semplicità di questa dimensione in cui la luce gioca, prima che negli attraversamenti, nei ritorni, c’è la dimensione umana. Quella che è vera creatrice di pensiero, di autentiche riflessioni.
A qualsiasi personaggio che vive di creatività si chieda che cosa ne sia la fonte, non si avrà una risposta definita e “riproducibile” come sarebbe necessario per entrare nel terreno della scientificità.
Ma la genesi della persona, la “autobiografia” spiega l’impasto di sangue e di aspirazioni, di passioni e di preoccupazioni da cui sorge la bellezza dell’opera.
In questa si riflette la persona, ma senza questa la persona resta muta. La persona è altra dall’opera, il facitore non è quanto ha composto con le sue mani. Ma il prodotto del suo operare resta come testimonianza di desideri che erompono dall’animo, e l’animo cova sempre in sé il mistero della singolarità e dell’universalità dell’essere.
Ecco dunque che il dialogo che Massimiliano Fuksas ha accettato di intrattenere, e di cui qui si dà conto, in un certo senso va letto insieme con le sue opere: ma non si troverà la spiegazione della loro genesi, in queste parole. Non si esaurirà la giustificazione di un pensiero che nasce sempre come un che di ignoto nel deposito della memoria e del sentimento, dell’intelligenza e del desiderio. Ma servirà per comprendere che cosa spinge alla creatività. Che cosa viene prima del concretarsi di forme. Che cosa sente la persona quando si pone di fronte a un ritaglio di mondo che gli chiede di riempirlo di un senso nuovo.
(LS)

ALBUM

 

Guosen Securities Tower, Shenzhen, Cina

2010 – fine lavori prevista nel 2016

Gli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas hanno vinto nel 2010 il concorso internazionale per la progettazione della torre per l’ headquarter della Guosen Securities a Shenzhen, Cina.

La torre (80,000 mq),  228 metri di altezza per 52 piani, è un monolite “tagliato” in due attraverso un’incisione che richiama l’immagine di una folgore. Entrambe le facciate laterali del monolite sono scolpite dall’incisione, funzionale alla riduzione di emissioni di co2, che dà un’immagine dinamica all’edificio e che crea diversi scenari.

La distribuzione degli uffici e dei flussi è determinata dall’andamento delle due incisioni.

L’ingresso è evidenziato da un lobby a tripla altezza che conduce al “core”, posizionato al centro dell’edifico e con pianta regolare,  dove si sviluppano in verticale tutti i collegamenti tra i vari livelli della torre.

Gli uffici, distributi lungo le facciate del monolite, sono posizionati su differenti livelli separati dalle due incisioni. Ai livelli più bassi della torre si collocano gli uffici standard, mentre verso l’alto trovano posto gli uffici dell’esecutivo e quelli dirigenziali.

Lungo la torre sono posizionate due sky lobby con aree relax e spazi verdi, mentre verso la sommità  è previsto un giardino panoramico e in cima una pista da eliporto.

La tensione in altezza della torre è valorizzata dal podio adiacente. Il podio si inserisce al lato del monolite al quale è collegato attraverso un passaggio pedonale coperto componendo così un disegno a L. Il podio ospita un’area commerciale (12,000 mq) separata e ben distinta dalla torre per uffici anche attraverso una differente indentità visiva.  La copertura del podio ospita una terrazza con giardino.

Completa il progetto un parcheggio interrrato per 400 posti.


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©Archivio Fuksas
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©Archivio Fuksas
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©Archivio Fuksas
Studio Fuksas - Plastici
Studio Fuksas – ©Moreno Maggi
Studio Fuksas - Plastici
Studio Fuksas – ©Moreno Maggi

 

LYON ISLANDS, Lione, Francia, 2005-2010

La Confluence, ben prima delle grandi e importanti infrastrutture previste, rappresenta un luogo di forte carattere, un contesto naturale suggestivo, con la verdeggiante collina di Sainte-Foy, i due fiumi e la vicinanza del centro storico di Lyon carico di storia.

Il progetto parte da una ricerca per costruire un complesso abitativo attorno ad un grande vuoto, il parco, che si apre su un altro vuoto, la darsena.

I due vuoti, il parco e la darsena, rappresentano l’ossatura principale del progetto.

E’ stato privilegiato il senso longitudinale del parco e della darsena per la posizione dei volumi da costruire.

L’idea che ha portato a creare un secondo ordine di vuoto tra gli edifici è il cuore dell’area.

La parte centrale è stata lasciata aperta sul lato ovest guardando la collina.

I vuoti tra gli edifici non sono mai allineati e offrono tagli visuali verso il parco e la darsena.

La costruzione dei volumi è interamente fondata sugli interstizi dove la luce dei vuoti delimita i pieni.

Sui volumi degli edifici, in un continuo gioco di luci, una serie di rotazioni, di deformazioni, danno vita a blocchi di materia che diventano delle sculture abitabili.

Gli edifici sulla darsena sono stati associati all’immagine realista e poetica delle gru/containers, come ricordo di un porto fluviale in piena attività.

Un pezzo di città che si riflette nell’acqua con tutti i suoi colori, le materie diverse, creando una moltitudine di vibrazioni.

L’edificio che chiude il parco verso la via Denuzière apre i suoi volumi come una sorta di cassetti, aperti verso il caldo sole d’ovest e verso la collina verdeggiante di Sainte-Foy.

Tutto partecipa a questa volontà di città in movimento, sempre in progress; tutto sembra giocare con la luce che nasconde, evindenzia, modifica le diverse architetture.

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© Philippe Ruault

 

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© Philippe Ruault

 

FERRARI CENTRO DIREZIONALE E RICERCHE, Maranello, Modena, Italia, 2001-2004

L’area si trova al centro del complesso industriale Ferrari a Maranello.

Il centro, collocato tra la Galleria del Vento e l’edificio del settore meccanico, rappresenta l’immagine predominante della Ferrari SpA. Questo edificio ospita gli uffici della direzione tecnica della Ferrari.

Il progetto nasce dal desiderio di portare l’ambiente naturale all’interno di questo complesso di elevata tecnologia, in modo da poter creare un luogo lavorativo confortevole. Luce, acqua, e piante di bambù vengono utilizzati affinché l’edificio possa diventare esso stesso paesaggio.

L’insieme è dominato da un volume a sbalzo che si estende per 7 metri sopra la zona di ingresso, separato dal resto dell’edificio e sospeso sopra la superficie dell’acqua, che copre il volume più basso. Quest’ultimo rappresenta il principale riferimento iconico dell’edificio.

Sopra il filo dell’acqua alcune passarelle creano un reticolo interconnesso tra le due sale riunioni, contraddistinte ciascuna dai propri colori, il rosso e il giallo.

L’acqua e il suo riflesso sono i principali elementi del progetto. Il secondo modifica il primo, nel tempo e nello spazio, ovvero si tratta dell’eliminazione del concetto di spazio e di tempo.

L’acqua diventa veicolo di mutazione per l’architettura disegnando nuovi spazi, grazie alla presenza di riflessi e bagliori dovuti a fasci luminosi provenienti da tagli del volume sospeso. Al di sotto della sottile vasca che, colpita dal sole, dà l’idea di contenere materia metallica preziosa, quasi fucina della creazione industriale, si delimita invece un’area di bamboo, un rettangolo ordinato di natura capace  di filtrare la luce e di sezionarla in mille direzioni.

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© Maurizio Marcato

 

NUOVO POLO FIERA, Rho-Pero, Milano, Italia, 2002-2005

Il Nuovo Polo Fiera Milano è una realtà imponente, con un perimetro di 5 Km, una superficie costruita di circa 1.000.000 mq che insiste su una superficie fondiaria di circa 2.000.000 di mq.

Il Nuovo Polo si articola in 8 grandi padiglioni monoplanari e biplanari che, insieme, costituiscono una superficie espositiva lorda di circa 345.000 mq coperti, alla quale si sommano 60.000 mq all’aperto. Il percorso intero si attesta su due aree, quella dell’ingresso est e quella dell’ingresso ovest, attraverso i quali si organizzano tutti gli accessi e le uscite al polo fieristico. Gli edifici accolgono diversi tipi di funzione che variano da servizi, spazi di ristoro, uffici, hotel, galleria commerciale, receptions di collegamento con i padiglioni e spazi minori sempre per esposizione.

Il posizionamento degli edifici dell’asse centrale avviene inoltre su superfici diversificate tra vasche d’acqua, aree verdi e pavimentazioni in resina ipossidica. Come quinta scenica vi sono le grandi facciate dei padiglioni realizzate in vetro e acciaio inox specchiato. Al di sopra di questo spazio si estende la grande copertura denominata “Vela”.

L’andamento della vela è costituito lungo il suo percorso da costanti variazioni altimetriche che trovano riferimento nel paesaggio naturale: “crateri”, “onde”, “dune”, “colline”. E proprio questa spina dorsale di 1500 m di lunghezza e 32 m di larghezza, rappresenta l’elemento simbolo del progetto: una “colonna vertebrale” che copre circa 47.000 mq. Un’architettura pensata per gli affari, ma non solo.

La Fiera, infatti, presenta un suo naturale prolungamento in una struttura immaginata ad hoc per la comunicazione, lo scambio e il confronto delle idee: un centro congressi suddiviso in dieci sale per un totale di 2.600 posti. Accanto al centro congressi, nel punto centrale della vela, si trova il centro servizi multifunzionale. Infine, circondano i padiglioni espositivi a nord-ovest 9 ettari di parco e un percorso verde interno. Insieme, rappresentano un’area riservata al relax pari a circa 180.000 mq.

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© Archivio Balloon

 

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© Archivio Fuksas

 

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© Maurizio Marcato

 

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©Archivio Fuksas

 

NUOVI ARCHIVI NAZIONALI DI FRANCIA, Pierrefitte sur Seine-Saint Denis, Parigi

Il progetto dei nuovi Archivi Nazionali di Francia trae ispirazione dalla realtà circostante, dalla città vista come una coesistenza di caos e di ordine. E‘ da questo dualismo, che si riflette nell’organizzazione del complesso, che il concept è nato e prende luogo.

La scelta iniziale è stata quella di investigare il sito nelle sue peculiarità, sito inteso come territorio e come contesto socio-culturale rivelatore di un’identità unica. L’opera è stata quindi pensata seguendo un principio cardine dell’architettura, creare spazi in funzione delle necessità della collettività che li vive.

La progettazione dei nuovi Archivi Nazionali di Francia ha seguito l’intento di valorizzare il panorama geografico e architettonico dell’area di Pierrefitte sur Seine-Saint Denis nel quale l’edificio si inserisce.

Il complesso è stato disegnato non come un’architettura autoreferenziale, bensì come un’opera custode della memoria e dell’identità collettiva e al contempo aperta alle espressioni artistiche contemporanee. Pensato in un’ottica non contemplativa, ma di scoperta, ricerca e di partecipazione per il pubblico.

Il progetto si compone di due “corpi” principali: uno che si sviluppa orizzontalmente, “sospeso, leggero, trasparente” ; e l’altro con una tensione in altezza, “ancorato al terreno, imponente, riflettente”.

Il primo, proteso verso la città, si compone di volumi a sbalzo definiti “satelliti”, che ospitano gli uffici, la sala conferenze e la sala espositiva. Le facciate, in gran parte vetrate, danno una leggerezza e una trasparenza all’insieme dei volumi, di diverse proporzioni, che si susseguono e si sovrappongono in “sospensione” su delle superfici d’acqua.

L’edificio che ospita gli Archivi è un imponente monolite pensato come luogo dedicato alla memoria e alla ricerca, ospita i documenti d’archivio e la sala di lettura. Le facciate del monolite sono rivestite da una “pelle” di alluminio che percorre tutto il volume, fatta eccezione per alcune inserzioni vetrate che consentono l’apporto di luce naturale nella sala di lettura e nel percorso d’ingresso. Il “nobile” edificio scultoreo, lambito in parte da un bacino, rimanda all’idea di un oggetto prezioso, uno scrigno, che si riflette sul velo d’acqua.

I bacini si inseriscono sia tra l’edificio degli Archivi e i volumi “satelliti”, che ai piedi di questi ultimi. Alcune passerelle che li sovrastano creano una connessione sia tra i volumi a sbalzo che tra i due “corpi”. Il velo d’acqua diventa veicolo di mutazione per l’architettura disegnando vuoti e nuovi spazi, grazie ai riflessi e ai giochi di luce naturale creati dai tagli dei volumi sospesi e dalla “pelle” del monolite.

Le facciate di entrambi i “corpi” seguono una geometria a losanga che si ripete sia nel rivestimento in alluminio dell’edificio degli Archivi che nelle facciate in vetro dei volumi “satelliti”.

Tra il monolite e i volumi “satelliti” si staglia l’opera di Antony Gormley. Un “prezioso” oggetto scultoreo che si solleva, come a trarne forza, dal velo d’acqua sottostante, e che snodandosi tra le facciate del complesso architettonico ne ridisegna il rapporto tra gli spazi in chiave contemporanea. Le facce geometriche che articolano l’opera lungo il suo passaggio danno vita alla struttura di una concatenazione di dodecaedri, che si riflette e si proietta tra il bacino d’acqua e le superfici specchianti dei volumi.

Il legame con la memoria è simbolicamente rintracciato nell’opera di Pascal Convert, una serie di “casseforti” in cemento, incastonate nell’area antistante i volumi “satelliti”, che riportano in bassorilievo i volti di alcune personalità che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva. Un’installazione artistica ancorata saldamente al terreno, così come il volume del monolite, come radici che affondano nelle profondità della memoria.

Una hall a doppia altezza accoglie il visitatore. L’effetto “sospeso” dei volumi “satelliti” è messo in risalto dall’intervento artistico di Susanna Fritscher che, attraverso un tocco minimale che consta della realizzazione di controsoffitti  come “fogli” di inox sfumati di rosso,  sottolinea l’interazione tra l’architettura del complesso e le linee dei volumi “satelliti”. Il colore rosso dona profondità ai volumi che si stagliano orizzontalmente a diverse altezze, creando al contempo un gioco di pieni e di vuoti, tra materiale e immateriale.

L’ingresso conduce prioritariamente agli spazi dedicati al pubblico: la sala lettura, espositiva e per le conferenze. La seduta per la sala conferenze, “Carla” di Poltrona Frau, realizzata in tessuto di color rosso è su design degli architetti Fuksas. La seduta si compone di due piani che come un fiore geometrico, si intersecano, ruotano e con il loro movimento danno origine a schienale, seduta e braccioli. Una forma contenuta ed essenziale.

Gli spazi interni sono contraddistinti da ampie campate che restituiscono una visione d’insieme che fa percepire immediatamente l’importanza e l’unicità del luogo.

L’importanza del contesto, e quindi del territorio, assume concreta forma nell’intervento paesaggistico di  Florence Mercier. La sua progettazione degli spazi verdi ha dato vita a una reale interazione tra natura, architettura e pubblico. La passeggiata verde che introduce e accompagna il visitatore al complesso è come una quinta scenica che alterna geometrie, forme, colori e  sfumature.

Un progetto che vuole emozionare. Due “corpi”, due “mondi”, collegati simbolicamente da passerelle, che in un continuo rimando tra di loro danno vita a un’identità che affonda le sue radici nella memoria del passato con lo sguardo rivolto alla contemporaneità e al futuro. Un’identità e una memoria che appartengono alla Francia, e all’intera umanità.

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© Kamal Khalfi

 

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© Kamal Khalfi

 

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© Philippe Ruault_

 

S: Innenhof, Passerellen
©Archivio Fuksas

 

EG: Blick Innenhof
©Archivio Fuksas

 

EG: Foyer
©Archivio Fuksas

 

 

NUOVO CENTRO CONGRESSI E HOTEL, EUR-ROMA

La struttura sorgerà in una zona strategica dello storico quartiere dell’Eur su una superficie costruita pari a 55.000 mq.

L’idea progettuale è sinteticamente riconducibile a tre immagini: la Teca, la Nuvola e la “lama” dell’Hotel.

La Teca, orientata longitudinalmente, è il contenitore con struttura in acciaio e doppia facciata in vetro che racchiude al suo interno la Nuvola.

La Nuvola è il fulcro del progetto. La sua costrizione nello spazio “scatolare” della Teca mette in risalto il confronto tra un’articolazione spaziale libera, senza regole, e una forma geometricamente definita. All’interno della Nuvola trovano posto: l’auditorium per 1850 posti, punti ristoro e i servizi di supporto all’auditorium. La Nuvola costituisce, senza dubbio, l’elemento architettonico caratteristico del progetto: la struttura in nervature d’acciaio, dallo straordinario effetto visivo, sarà rivestita da un telo trasparente di 15.000 mq.

L’albergo, la “lama”, di 439 stanze è pensato come struttura indipendente e autonoma.

Al livello interrato del complesso è previsto un parcheggio per 600 posti auto.

Il Nuovo Centro Congressi sarà un’opera dallo straordinario valore artistico, caratterizzata da soluzioni logistiche innovative e dalla scelta di materiali tecnologicamente avanzati.

Il complesso sarà altamente flessibile, in grado di ospitare eventi congressuali, espostivi, con una capienza che raggiungerà complessivamente quasi 9.000 posti, suddivisi tra l’auditorium all’interno della Nuvola che potrà accogliere 1.850 persone, le grandi sale congressuali per complessivi 6.500 posti.

La progettazione del Nuovo Centro Congressi si contraddistingue per un approccio eco-compatibile, vale a dire un insieme di scelte volte a ridurre il consumo energetico.

Sarà adottato un sistema di climatizzazione a portata variabile dell’aria condizionata che consentirà un consumo ottimale di energia in funzione dell’effettivo affollamento dei locali; sulla copertura della teca è prevista la sistemazione di elementi fotovoltaici che consentiranno una produzione naturale di energia elettrica e la protezione dell’edificio dal surriscaldamento attraverso la mitigazione della radiazione solare, oltre a permettere un sensibile risparmio sui consumi energetici rispetto a quelli necessari per ottenere il condizionamento di tutto il volume con sistemi tradizionali.

Centro Congressi "La Nuvola" - Eur - Roma - Cantiere
©Archivio Fuksas

 

Centro Congressi "La Nuvola" - Eur - Roma - Cantiere
©Archivio Fuksas

 

Centro Congressi La Nuvola - EUR - Roma - Cantiere
©Archivio Fuksas

 

Centro Congressi "La Nuvola" - Eur - Roma - Cantiere
©Archivio Fuksas

 

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©Archivio Fuksas

 

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©Archivio Fuksas

 

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Shenzhen Bao’an International Airport, Terminal 3, 2008 -2013

Il concept del Terminal 3 dell’aeroporto internazionale di Shenzhen Bao’an rimanda all’immagine di una manta, di una razza che respira, cambia forma, si piega, subisce variazioni, muta in un corpo di uccello celebrando l’emozione e la fantasia del volo.

La struttura del T3, un tunnel lungo un kilometro e mezzo circa, sembra come modellata dal vento, evocando l’immagine di una scultura dalle forme organiche. L’andamento della copertura è contraddistinto da variazioni altimetriche che trovano riferimento nel paesaggio naturale.

L’elemento simbolo del progetto è il motivo a nido d’ape della doppia “pelle”, esterna e interna, che avvolge la struttura. Attraverso il doppio strato, la “pelle” permette alla luce naturale di filtrare e di creare dei giochi di luce negli spazi interni. L’involucro esterno è composto da pannelli in metallo e in vetro dalla geometria alveolare, di diversa dimensione e parzialmente apribili.

I viaggiatori accedono al terminal dall’ingresso posizionato sotto la grande “coda” del T3. L’ampia campata del terminal è contraddistinta da bianche colonne portanti di forma conica che s’innalzano sino a toccare la copertura ricordando gli interni di una cattedrale. Al piano terra, la piazza del terminal fornisce l’accesso ai bagagli, alle partenze e agli arrivi, così come ai caffè e ai ristoranti, agli uffici e alle strutture per le riunioni d’affari. La sala partenze accoglie i banchi del check-in, gli info point delle compagnie aeree e vari sportelli informativi. Gli spazi a doppia e tripla altezza nella sala partenze stabiliscono un collegamento visivo tra i diversi livelli interni e creano dei passaggi di luce naturale. Dopo il check-in, i flussi dei viaggiatori, internazionali e nazionali, si distribuiscono verticalmente per le partenze.

Il concourse è una zona chiave dell’aeroporto ed è composta da tre livelli. Ognuno è dedicato a tre funzioni indipendenti: partenze, arrivi e servizi. Con la sua forma tubolare, il concourse segue l’idea del movimento.La “croce” è il punto di intersezione in cui i tre livelli del concourse sono collegati verticalmente creando dei vuoti a tutt’altezza che permettono alla luce naturale di filtrare dal livello più alto fino alla sala d’attesa situata nel punto di incrocio al livello 0.

Il motivo del nido d’ape viene tradotto e citato nel design d’interni.

Box di negozi, posti uno di fronte all’altro, riproducono il design alveolare in una scala più grande e si ripetono in differenti articolazioni lungo il concourse.

Gli arredi su design Fuksas posizionati nelle aree internet point, check-in, controllo sicurezza, gates e controllo passaporti seguono linee essenziali e sono rifiniti in inox specchiante che riflette e moltiplica il motivo del nido d’ape della “pelle” interna.

Lungo il terminal e il concourse, oggetti dalle forme scultoree, grandi alberi bianchi stilizzati, sono stati disegnati per il condizionamento dell’aria rispecchiando la progettazione di forme amorfe ispirate alla natura. Cosi come le “isole” del baggage claim e l’info point.

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