Leonardo Servadio

«È vero che da un po’ non se ne parla tanto, ma sono ottimissta» dichiara Roberto Biscardini, urbanista già assessore regionale ai Trasporti e fondatore dell’associazione Riaprire i Navigli. «Il problema è che il progetto di riapertura del tratto urbano dei Navigli, per una lunghezza di circa 8 chilometri tra la Martesana a nord e la Darsena a sud, è stato recepito come attinente al sistema dei trasporti. In realtà è ben più di questo. È un sistema per rendere più amichevole il clima urbano, aumentare il verde in città e dare nuova qualità all’ambiente. La riapertura dei navigli è fondamentale per contribuire al rilevante sforzo innovativo richiesto dall’Unione Europea per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, e per aumentare la qualità urbana, secondo gli auspici dei Ministri dell’ambiente dell’UE. Su questo ho insistito presso l’Amministrazione cittadina e su questo confido vi sia sensibilità e buona volontà. Intanto la MM ha già pronta l’ingegnerizzazione del progetto».

Progetto di riapertura dei Navigli a Milano
Milano. L’opera di copertura del Naviglio Martesana in via Melchiorre Gioia (1960 circa) /Wikipedia
Via Melchiorre Gioia oggi. Foto LucaChp/Wikimedia
La rete dei navigli nella valle Padana, nel XX secolo.

 

Milano è per tradizione una città d’acqua, essendo al centro della rete dei navigli che scorrono nella Pianura Padana: riaprirne il tratto che attraversa la città consentirebbe di riallacciare tutta questa trama oggi interrotta. «Ma soprattutto – evidenzia Biscardini – lungo gli argini, accanto ai percorsi ciclopedonali, alle panche, alle nuove botteghe, si potrebbero piantare centinaia di nuovi alberi e aprire aiole. Non v’è grande città europea che non abbia compiuto operazioni di questo genere. Penso a Madrid: le rive del Manzanares per ampi tratti recentemente sono state rese giardini dove si può passeggiare. E non è lo stesso a Parigi, Francoforte, Londra, l’Aia e tante altre città? Fiumi e canali sono un pregio che viene sempre valorizzato. E Milano, oltre ai fiumi, ha i navigli».

Non vi sono problemi di finanziamento? «La riapertura dei navigli nel tratto urbano richiede circa 500 milioni di euro. La sistemazione dei tratti extraurbani, con conche e ponti, nell’area della città metropolitana ne richiede altri 500. Poiché si tratta di un progetto di rilevanza ambientale, è legittimo ambire a ottenere i finanziamenti europei. E oltre a questo vi sono imprenditori privati che, consci dell’importanza di permettere alla città di mantenersi al livello di una metropoli di primo piano, sono disponibili a contribuire. Non stiamo parlando di utopie. Già nell’800 Carlo Cattaneo evidenziava l’importanza dei navigli per l’evoluzione di Milano». La loro riapertura è coerente con l’intento di ridurre il peso delle automobili sul tessuto urbano, a vantaggio della qualità di vita degli abitanti.

Darsena di Milano (inizio XX secolo). Foto da Wikipedia
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